Agosto 2006. Venezia. Un menu con una tatin di dodici centimetri. Per questo menu ripescato - sono pochissimi i menu di agosto, un po' in quel mese sono in giro, un po' mi nascondo sotto una foglia in attesa del fresco - metto in fila tutti i nostri santi veneziani. Quasi tutti. Ne abbiamo - mi accorgo - tantissimi, da quelle parti; il San Martino sulla facciata della casa, il Cammello, i quattro Mori del campo. Il bel Rioba dal naso di metallo come Tycho Brahe, quello eternamente con le mani nei capelli, l'allampanato, quello che si flette come una miniatura persiana in equilibrio su un'ara romana. Tutte pietre erratiche, ovvero non per dove stanno, ma per altro scolpite, e poi recuparate quando quell'altro fu distrutto dal tempo, e ricollocate. Questa tessitura tra distruggere e conservare, questo rammendare, un po' consola. Quanto al menu, non fu niente male: Crema di zucca con i porcini e mazzancolle, Timballi di rana e fondi di corciofo, Tatin di pesche di 12cm (eravamo in quattro).
Crema di zucca, porcini e mazzancolle
Timballi di rana pescatrice e fondi di carciofo
Tatin di pesche di 12cm di diametro
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