Agosto 2015. Venezia. Bussolai, Esse di Burano, colazioni.
Svegliarsi alle tre di notte e trovare la luna al
tuo capezzale.
Luna veneziana.
Guardarsi in faccia.
Come scricchiola e geme un pavimento di legno prima che
sorga il sole. Tra sonno e veglia cerco un gatto che non c'è e intanto vado
dicendomi che tutta la questione del cibo ruota intorno al tabù del
cannibalismo.
Cigar nel tenue silente buio della sorgente alba, solo così
la piccola singola voce umana attinge i vertici del possente gabbiano.
Quanto si ringalluzzisce subito speranzoso il fragile umano
al sorgere di un'alba dalle cui dita di rosa sfuggono spifferi e refoli che
donano la vita e fanno riavvolgere nei freschi lenzuoli.
Altane, alti cieli raddoppiati dall'acqua (il curioso piacere
di avere poca terra sotto i piedi).
So con certezza di essere un pesce d'aria, l'ho sentita
avvolgermi tiepida e mobile, carezzevole e amica. Penso ai pesci che non
sanno di stare nell'acqua.
Bussolai, Esse di Burano, ci accompagnate sull'altana quando ritorna il mondo e con esso le tazze e le colazioni (anche pane abbrustolito con marmellata di peperoncini piccanti).
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