mercoledì 16 gennaio 2019

Gennaio 2018. Venezia. I primi giorni dell'anno. Gitarelle e spuntini.






Gennaio 2018. Venezia. I primi giorni dell'anno. Gitarelle e spuntini.

L’ultimo giorno del 2017 la lavastoviglie, da sempre pelandrona, ci lasciò, incurante di decenza; tuttavia non fummo gente che non ama lavar piatti.

L'uno gennaio mi dedicai a rammendare buchi che tarme di laguna fecero nel mio golf. La celebro come attività di esordio e di impostazione d'anno.

Quanto all'impagabile coppia Polsonetta/Cornucopio, si gettò a smaneggiare un mirabile risotto fatto con una misticanza di pesci cotta in padella a parte, e poi unita al riso.

La gitarella riguardò Ca' Rezzonico, munificamente aperta il primo gennaio. Nelle foto omaggio Brustolon, belle stoviglie, Gianbattista Tiepolo.

Il due gennaio sulla tavola comparve un brodo e una sorta di soufflé col radicchio tardivo, che mi fa venire voglia di riprovarci. La cronaca però si soffermò, più che sulle ricette, sulle credenze: indugia sulle tazze giapponesi e sul vassoio di peltro. Certi confetti ricordavano un recentissimo matrimonio.

Quel giorno ci buttammo su Venezia e ci infilammo nei sempre bellissimi Frari, dove una rosa bianca omaggiava Monteverdi, e mi fermai a stupirmi di tre tizi accosciati, scomodissimamente, a sorreggere una gran tomba, così singolari e bizzarri che tutta l'attenzione va su di loro irresistibilmente, inducendo a tralasciare il Grande Personaggio lì celebrato; forse il particolare  mi attira comunque, poiché in una certa tavola con una Misericordia i miei occhi hanno subito abbandonato i personaggi per infilarsi nel meraviglioso paesaggio, cercandone di per sempre perduti: campestri, idillici, pericolosi, fiabeschi, ove il Mondo ancora prevale sul parassita, l'uomo. Mi attrasse poi un maestoso reliquario, sintesi di ogni arte, dal cesello della pietra, del metallo, dell'avorio, del cristallo, del legno, al teatro.

Un giro per le calli di Rialto incluse una visita ai Do Mori: francobollo piccante, sempre.

C’è ancora da ricordare una luna, la cui profusione luminosa ammirammo l’ultima sera condivisa, il due gennaio appunto, salendo nella gelida altana quel tanto che bastò per inzupparsi di luce.

Decodifiche: I tre telamoni accosciati sono della tomba di Jacopo Marcello, capitano generale della flotta veneziana, che morì durante la presa di Gallipoli. Autore Pietro Lombardo, secolo XV°.
Il reliquario si chiama Altare delle Reliquie e in particolare contiene un'ampolla con il sangue di Cristo rubata a Costantinopoli, dove era veneratissima, nel XV° secolo.
La tavola con la Misericordia è di Anonimo Veneto XV° secolo e sta in sacrestia sulla parete destra. Rappresenta la Vergine che protegge i fedeli sotto il suo manto, affiancata dai santi Marco e Francesco. Era probabilmente un paliotto d'altare.
Do Mori: storico bacaro in quel di Rialto; Francobollo: minitramezzino; Francobollo piccante: un minitramezzino assai piccante, specialità del locale.





































3 commenti:

isolina ha detto...

Venezia, incato eterno, come sappiamo, ma anche casa tua e i tuoi mangiarsi... Quella della lavapiatti deve essere parte di una congiura

Pellegrina ha detto...

Anche io ricordo di avere scoperto e amato Ca’ Rezzonico come rifugio aperto in una festa comandata, forse non era Capodanno perché credo di non averne mai passato uno a Venezia ahimé, ma qualcosa del genere. La prima volta che l’ho vista ero piccolina e quei mori nel vestibolo mi fecero l’effetto di una scoperta assoluta, a me abituata a guardare solo affreschi e statue antiche, come una goduria lussuosa e piacevolissima.
L’antipatia dei custodi dei Frari mi ha invece sempre impedito di godermi la chiesa. Inoltre fu la prima a esigere un pedaggio per la visita e la cosa non mi piacque per niente. Non ci vado mai volentieri benché sia colma di bellezze.

artemisia comina ha detto...

i custodi delle chiese possono essere infelici Cerberi.

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