domenica 28 luglio 2013

Umbria. Piediluco. L'ex scuola elementare.







Torno a Piediluco dopo anni. Avevo visto il lago con gli occhi di una che fu ragazzetta nel primo ventennio del '900: molta barca, molto sguazzare, molta "villeggiatura", molte gioventù, nostalgia, ricordi. Ci venni con lei; mentre raccontava, c'erano piccole barche, tuffi limpidi, ragazzi, risa. Mi sembrò un bellissimo lago, dalle sinuose sponde verdi piene di vita vegetale mirabilmente varia, disposta e fertile. Ora lo vedo pieno di obbedienti canoisti che scivolano veloci guidati dagli istruttori, e spilungoncelli tra infanzia e bellezza ne percorrono a falcate goffe e aggraziate la riva.

Mi colpisce la ex scuola elementare, così bella e misteriosa; palesemente viene giù a falde, a scaglie, a cocci sparsi. La fantasia la riempie di vita: una grande casa per una grande famiglia, per molti amici, un piccolo albergo finalmente seducente; insomma, un posto per umani vivi e garbati che se ne prendano cura. Immagino inerzie amministrative, quindi ne trovo copiose tracce su web; inerzie falsamente animate di conflitti, interrogazioni, denunce, liti (eterne). Chi vuole farne un museo della pesca (oddio, deserto, polvere, guardiani sonnolenti, trascuratezza) chi riunirivi tutti gli uffici comunali (oddio, cartacce, code, grane, trascuratezza); sempre meglio della morte, ma pare che ci sia in vista solo quella.

 

Saliamo a Labro (vedete: quel cucuzzolo tra i boschi, con il paese ammucchiato in cima, una bianca casa sull'altra); la vecchia signora mi disse: bello solo dal basso; ora lo scopro restaurato, abitato, mi ricorda certi villaggi francesi adottati da privati che li hanno pietra su pietra riportati in vita. Dentro è come camminare in piega di avvitata ciocciola, sapientemente sassosa.

Clik sulle foto per ingrandirle.

 

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