giovedì 16 giugno 2011

Zucchine alla poverella


Da Isolina

Ricetta tramandatami da mia suocera Liuba che a sua volta ho sempre creduto l'avesse ripresa dalla famosa nonna Berenice, napoletana. Adesso però ho forti dubbi. Curiosando nella rete (nei libri di cucina è assente) sembra che la ricetta piuttosto sia pugliese, e allora la fonte sarebbe una famosa (nella storia di famiglia) signora Croce. Ma la ricetta della Liuba è comunque diversa da quelle pugliesi che ho visto, quasi tutte tipo scapece, quindi il mistero si infittisce. Tutta questa storia per un piatto di semplicità assoluta che, quando viene al punto giusto è una cosa che allarga l'anima e attizza il palato (agli amanti delle zucchine, ovvio).
Noi ci ceniamo, ma va benissimo anche come condimento per pasta o riso o per contorno. Immagine prima della cottura, poi sono stata travolta. E' arrivato il caldo, che non amo, ma i profumi dell'intorno sono forse al loro massimo. A volte mi sento come un cane da punta... o un gatto, che mi piace di più, quando annusa annusa e non si sa che cosa. Le rose, in esuberanza, quasi tutte profumate (se non profumano...) ma, tra tutte, la Félicité Parmentier (chiara) e Fantin Latour (più rosata). Il gelsomino officinale così modesto e intenso, gli agrumi che quasi danno alla testa (qui il cedro), lo spavaldo finocchietto selvatico che tra poco si svestirà per diventare arbusto e fiorire, le incredibilmente fragranti fragoline selvatiche, il tiglio che fra poco, prepotente, tutti gli altri sentori inghiottirà, la clematis armandii che, cosa mai vista prima, fiorisce ancora e grazia del suo intenso profumo che, quasi, fa dimenticare il più discreto vicino glicine alla sua seconda fioritura. Per non parlare della volpe in visita.

Zucchine alla poverella

Taglio a tocchettini delle zucchine giovani e snelle.

In un largo tegame (non amano essere strette in folla compatta), faccio scaldare l'olio d'oliva poi aggiungo aglio e della cipolla affettata sottilmente.

Appena trasparente, aggiungo le zucchine e le faccio andare a fuoco vivace per qualche minuto, si devono imbiondire.

A questo punto aggiungo dei pomodorini smezzati e proseguo la cottura quel tanto che basta a rendere il tutto morbido ma non sfatto e non liquido (10 min).  

Sale e pepe (o peperoncino) e pochi attimi prima di fine cottura abbondantissimo basilico.











1 commento:

papavero di campo ha detto...

travolta! mi piace come rende l'idea:-)
ci sono certe ratatouille di verdure che allargano l'anima come dici tu! da noi in abruzzo ce n'è una che appelliamo "chicoccia e patane" sta per zucca e patate, la zucca non è qulla gialla ma le zucche d'orto verdi o striate, le patate se magari sono quelle del Fucino meglio ancora! si fa in largo tegame di coccio ma pure in quelle d'alluminio d'antan - i classici tegami a due manici- con pomodorucci aglio cipolla e basilico a volontà, annegato d'olio ovvio, una roba da urlo! una grazia di dio che funge da piatto unico con scarpetta a libidine:-)
bella questa critica delle varianti in cucina, tra memoria affettiva e prassi storica-familiare, è come un filo conduttore

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...