martedì 23 novembre 2010

VENEZIA. DA FIORE. RISTORANTE CON UNA STELLA.







Erano anni che non andavamo da Fiore.

Qualche ricordo alla spicciolata: quasi venti anni fa, un mezzogiorno di carnevale, il piacere della luce diurna, il freddo di febbraio, noi che ci siamo cavati lo sfizio di mettere la bautta; c'è anche l'antiquario che era stato uno dei nostri primi incontri nella Venezia che era appena diventata la città della nostra nuova casa, e che quando eravamo andati nel suo negozio a cercare uno specchio aveva detto: voi siete quelli di Madonna dell'Orto. E così avevamo subito capito che la città era veramente piccola.

Oppure quella volta che ci eravamo andati ospiti della moglie di uno dei notabili della città, che ci aveva offerto un enorme piatto di fritto ostentando la confidenza dell'abitué.

O quella volta, la più divertente, in cui a un tavolo eravamo in due, Polsonetta e io, in chiacchiera fittissima e ridente, tale da farci offrire una coppa di vino bianco da una coppia di elegantissimi omossessuali vestiti da capo a piedi di pelle nera e seduti a un tavolo accanto, che avevano pensato di non essere soli.

Sono davvero contenta di averci rimesso piede, anche questa volta è mezzogiorno, non ci sono problemi di prenotazione e troviamo quattro bei menu a 50 euro oltre che quelli a 140. Scegliamo due dei primi. Nunchesto pennette con capesante e broccoli, frittura mista di pesce di stagione , sorbetto di uva fragola, io baccalà mantecato con bruschetta all'aglio, bigoli con salsa veneziana , zuppa di pere con anice stellato.

I bigoli sono in salsa, ovvero conditi di acciughe e cipolla, e presentati dentro una pagnottina soffice e calda, vezzo che non risulta inutile, poiché in quella sorta di pentolina imbottita la cremosa pasta si annida a meraviglia conservando tutto il suo fumante calore. Squisitissimi, ma squisitissimi davvero questi bigoli, e sufficienti a dire perché questo ristorante effettivamente merita. Ricordo tanti anni fa una sua altissima valutazione tra i ristoranti italiani su un giornale USA che tra molti fece scalpore, del tipo "ma questi da dove sono usciti?". Anche a me piaceva, ma insomma.

Quello che mi pare di poter apprezzare oggi, dopo qualche anno di educazione alimentare, è che si tratta di una cucina semplice, quella che spereresti di trovare quando ordini un piatto semplice e ti arriva una ciofeca o magari solo un insulsaggine. E tu pensi: maceccevò. E invece, evidentemente, ce vò. Insomma, degli squisitissimi bigoli in salsa richiedono arte e tecnica.

Ottimi anche la semplicissima zuppa di pere, il fritto, le penne, il sorbetto.

Compero il libro che la casa mette a disposizione, proverò le ricette; e poi mi informo sulla scuola di cucina. Non mi dispiacerebbe passare un giorno a cucinare insieme. Vederemo.

Ristorante da Fiore.

2 commenti:

isolina ha detto...

Quasi quasi mi sembra di sentire il profumo di quei bigoli... E quel pane poi si mangia? Posto che uno abbia la capienza?

artemisia comina ha detto...

era morbido, caldo, croccante, profumato di semi di papavero, intriso di salsa...mi sono tenuta perchè mi ero già strafogata di un'ottima focaccia al grano saraceno e temevo per il dolce...

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