mercoledì 28 luglio 2010

EBRIDI ESTERNE. HARRIS. LA SPIAGGIA DI SGARASTA. LA STERNA.














Un posto bellissimo, con ampi prati folti di erbe e molto fioriti e una corona di bassi monti violetti volti al mare. Ampia, immensa spiaggia. Uno stretto, profondo golfo che in altri tempi è lucente d’acqua, ma ora è colmo di piatta, dorata sabbia asciutta sulla quale si cammina come su un pavimento di terra battuta; liscia, con qualche cacca di pecora sui bordi e – molto più belle, lucenti macchie argentee – di gabbiano. Ci si chiedeva attraversandola quando, se, sarebbe arrivata la marea. Siamo infine arrivati là dove la sabbia, come ci si aspetta, finisce nel mare. Un ampio arco di fini frammenti di conchiglie, che la costellano in fitti festoni che qua e là serbano gusci intatti che si nascondono come gioielli tra i frantumi. Questa volta, accuratamente esplorando, ho cacciato le rosee conchiglie neonate, sottili, trasparenti e minuscole che dal rosa maculato, appunto, vanno verso vividi aranci e il gialli. Solo un’altra coppia di umani in tutto l’arco della sconfinata spiaggia.

Ma l’episodio sorprendente, inaspettato, che turba è stato un altro. Camminavamo lungo la spiaggia. Io raccogliendo conchiglie carponi – haimé le gambe, haimé la schiena – il Nunche fotografando con aria sognante alghe e onde. Davanti a me. A un certo punto lo vedo con uno svelto uccello argenteo che rotea gridando su di lui. Anzi, che lo punta, e con alti stridi si avventa per rialzarsi radente alla sua testa all’ultimo momento. Accidenti, che succede? È una sterna, mi accorgo avvicinandomi. Un’elegante sterna in preda a una misteriosa furia. Non ho mai visto una simile scena, ma anche un babbeo penserebbe che un uccello fa questo se ci si avvicina al nido. Ma come può esserci un nido su una spiaggia? E le onde? E il mare che cresce? E l’uomo? Sì, ci sono grumi di alghe che forse…affascinata dall’uccello e dalla sua danza guerriera non voglio capire, ed ecco che ora punta su di me e mi viene addosso, prima gridando, poi quando è proprio su di me battendo il becco con un tatatatata da mitragliatrice. Infine, con una certa stretta al cuore vedo la sterna covante uscire ratta da un ciuffo di alghe e allora – infine! – non posso fare a meno di capire che abbiamo disturbato una cova. E allora, finalmente, quatti, con la coda tra le gambe, la testa bassa, invertiamo la marcia e torniamo indietro, inseguiti ancora per poco da qualche strillo, cui segue un silenzio sul quale ci siamo interrogati come due colpevoli: sarà tornata alla cova? Volevamo consolarci, pensando che la sterna guerriera sarà tornata al nido colma di vittorioso orgoglio. In realtà, non potevamo non pensare a quanta angoscia e spavento causata dai due affascinati umani.

Foto di Nunchesto.

3 commenti:

isolina ha detto...

Doppissimo WOW, come al solito... Fantastiche le sterne e tutto il resto

papavero di campo ha detto...

splendido viaggio e splendide memorie

cara art prima che inforchi le valigie,ti arrivi il mio "buone vacanze" a te e nunchesto

artemisia comina ha detto...

quest'anno è stato molto partiam partiam, ma lunedì le valigie che già sono state tirate fuori e che affliggono Alice saranno infine caricate in macchina :)

buona estate anche a te, anche a voi.

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