giovedì 22 gennaio 2009

FRANCIA. AUVERGNE. LA BÊTE DE GEVAUDAN.



Mentre ci addentravamo nel massiccio centrale, a una svolta di strada abbiamo incontrato la statua della bête de Gevaudan.

Forse l’ultimo mostro medioevale, e uno dei primi esempi che io conosca di un evento massmediatico, che le semplificanti necessità retoriche della nascente stampa sensazionalista – XVIII secolo - hanno contribuito a creare.

All’epoca di Luigi XV, nelle terre marginali, nevose, povere, scarsamente abitate, selvatiche del massiccio centrale della Francia, terre ancora dentro un’amministrazione feudale, si verificarono diverse morti violente, soprattutto di fanciulli e fanciulle, qualcuno di donna e nessuno di un uomo adulto. I cadaveri, straziati da profonde ferite, vennero ritrovati nei campi gelati, e le morti vennero collegate a un lupo di grandezza e ferocia innaturali, cui venne data una caccia eccezionale alla quale parteciparono anche le milizie del re.



Badate bene, molti furono anche i testimoni sopravvissuti. Ma se mai ci fosse ancora bisogno di verificare quanto sia difficile constatare qualcosa con i propri occhi, se tali occhi non sono supportati da opportune e condivise convenzioni su ciò che si sta vedendo, il caso della bête de Gevaudan si presterebbe benissimo. Quindi, molti testimoni, e nessuna certezza su ciò che si stava vedendo. Uomini lupo? Licantropi? Delinquenti perversi mascherati da animali mostruosi? Animali imprevedibili, enormi linci, ibridi di lupi e molossi, perfino tigri? Tutto è stato ipotizzato, supposto, discettato. E ogni ipotesi, fino ad oggi, è stata rifiutata come conclusiva.

Cacce confuse quindi, dall’esito incerto. Non si sapeva chi si stesse cacciando, né se lo si uccise; ci fu la morte di un paio di grandi lupi, che però lasciò in vita tutti gli scetticismi. Gli eventi restarono avvolti nell’incertezza e nei fumi di nebbiose e sinistre fantasie. Continuava a vivere nella fantasia alimentata dalla stampa un mostro animale, oppure un mostro umano, o meglio una combinazione dei due; si sospettò l’intervento di una sorta di principe balcanico locale assetato di sangue di fanciulli, si accusò la spietatezza dei luoghi e delle condizioni in cui vivevano quelle genti montagnose, si suppose la responsabilità di una violenta famiglia locale, che avrebbe dovuto essere dalla parte dei cacciatori e che invece poteva essere l’anima e il ricettacolo della belva, si disse pure che si trattava di una cospirazione governativa contro le genti del posto, non sufficientemente monarchiche.

Gli eventi produssero molta stampa, non solo in Francia ma anche in Inghilterra, dove si prese adeguatamente in giro un re che non riusciva a catturare la bestia con la sua armata. Ciò provocò una censura sugli eventi che arrivò al fatto che nei registri delle parrocchie non si poté più scrivere che si seppelliva qualcuno ucciso dalla bête; censura che, combinata con le “notizie” riportate dalla stampa che non rinunciavano al mostro, contribuirono a confondere definitivamente le piste e a sollecitare la credenza in una indefinibile, suggestiva e alla fine intoccabile creatura non umana, sovrumana. Vennero pure prodotte molte immagini che ancora oggi spaventano per l’incantamento possono suscitare attraverso la commistione di crudeltà e sessualità sanguinosa.



La nostra tappa a Saugues nell’Auvergne, al centro del territorio che fu percorso dalla bête, e la visita nell’edicola – libreria locale ci fa scoprire che ancora oggi ancora si discetta su cosa successe senza venire a capo di nulla, incerti tra bestie e uomini, e anche se molti sospetti vertono su questi ultimi, nell’iconografia vince senz’altro la più pittoresca, immaginifica bestia. Tanto pittoresca e tanto immaginifica da venire assunta come icona del posto, e proposta nei fumetti per i bambini come in numerosi libri che continuano ad essere venduti ai viaggiatori che passano di lì.

Le immagini, da betedugevaudan.com

4 commenti:

Anonimo ha detto...

occupandomi (anche) di lupi, avevo già letto la storia di questa "bestia"

artemisia comina ha detto...

strana storia, marzia...ancora oggi l'edicola dei giornali di saugues è piena non solo di libri, ma anche di fumetti per bambini con le vicende della "bestia".

sciopina ha detto...

non conoscevo questa storia...voglio documentarmi piu' approfonditamente, anche se, tu, credo abbia esposto i fatti già in modo esaustivo..

artemisia comina ha detto...

è una storia senza fine, sciopina :))

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