giovedì 4 dicembre 2008

FRANCIA. ARDÉCHE. LA CAILLETTE ARDÉCHOISE.







Nel ristorante del La Tour De Brison ci fermiamo anche per un pranzo; ciò ci permette di assaggiare una specialità ardéchoise, la caillette, mentre assistiamo a delle vertiginose picchiate di rondoni e altri temerari alati contro le grandi vetrate della veranda che è ad altezza di volteggio di uccello; repentine virate impediscono ogni volta la catastrofe, ma intanto il cuore che li segue volteggiando anch’esso, palpita e batte.

La caillette è un involto di rete di maiale che al suo interno racchiude carne di maiale ed erbe, biete soprattutto, ma anche germogli di papavero se per caso ne aveste. Non siamo presi da entusiasmo per questo cibo, né per il magret d’anatra che ci viene portato un po’ troppo cotto, ma del resto la cameriera non ci ha rivolto le rituali domande sulla cottura della carne permettendoci di scegliere; tra una divagazione e una distrazione se n’è andata senza istruzioni; lo stile di famiglia continua ad improntare il luogo. Nel frattempo però abbiamo visto una foto del cuoco pupetto portato quasi in volo, sulla strada dove c’è ora l’albergo, da due ridenti signore, lui pure parecchio ridente, mentre sullo sfondo fanno capolino personaggi di un mondo del passato, rurale e nella foto sereno.

Nunchesto assaggia vino dell’Ardèche; non ne ha mai sentito parlare, e sembrerebbe che in effetti non sia memorabile.

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