lunedì 20 ottobre 2008

MILANO. CAFFE' RISTORANTE PANE E ACQUA. COME SI MANGIA? FRANCESCO PASSALACQUA.



















Eravamo in tre; ci siamo seduti in uno dei tavoli tipo bistrot che alcuni, meno teneri con il design del locale, di cui abbiamo parlato qui, dicono scomodi nella loro esiguità.

Come amuse bouche, una crema di zucca con ricotta salata e spruzzi di prezzemolo.

Poi nel mio menu degustazione si sono succeduti:
Sformato di castagna a zucca con fonduta di Nostrale d’Elva, Castelmagno e amaretti.
Crema di topinambur con baccalà marinato.
Zuppa di lenticchie con crostone di segale a lardo di montagna.
Tortelli ripieni al taleggio di capra con pere, miele di rododendro e limone candito.
Scamone di fassone con frittata di pane e peperoni all’acciuga.
Crema di castagne con zucca caramellata e pane al cioccolato.
Mousse alla nocciola, profumo di caffé e morbido al cioccolato.

Nunchesto ha ordinato un Eugenio Collavini Collio Bianco Broy 2006 e si è mangiato una crema di topinambur con baccalà e una ricciola cotta prima in padella, poi al forno, con indivia belga e salsa di olive taggiasche.

La nostra parca ospite ha gustato solo un piatto di magnifici tortelli al taleggio di capra. Ai due “non menu degustazione” hanno portato un dolcetto di consolazione, una piccola mousse di cioccolato.

Caffè del caffè Jamaica.

L’ acqua, ad osmosi inversa – così veniva presentata - mi ha debitamente impressionato. In realtà, ho sperato che fosse quel che pareva, un colpo di scena senza gravi conseguenze. Pare che sia un’acqua super filtrata, inventata per i soldati americani in guerriglia che dovevano bere dagli acquitrini, e che se bevuta di quando in quando, pur mancante di essenziali sali, non faccia danno.

Che impressione mi ha fatto la cucina? In genere, nei ristoranti, quando mi si vede con l’occhio vacuo, bisogna sospettare che sto rifacendo l’arredamento con la fantasia. Qui non ho toccato nulla dagli intonaci alla sedie, ma ho fatto qualche “intervento” sui piatti; per esempio, sto ancora pensando come rendere meno dolce lo sformato di castagna e zucca, come introdurvi una nota acuta; oppure, medito sul mutare il pane di segale che accompagna la zuppa di lenticchie per renderlo meno duro al dente e più consono a disfarsi con il morbidissimo lardo di montagna. Il che non vuol dire che non ho apprezzato la cucina, tutt’altro; solo che i buoni piatti proposti sono suscettibili di evoluzioni perfezionanti. Buonissimo il fondente scamone, perfetti in tortelli al taleggio di capra, davvero un bel piatto.

Menu degustazione, 46 euro; prezzi che non ti fanno piangere, e possibilità di un piatto unico, spuntini…Insomma, all’insegna di un’accoglienza non minacciosa. Certamente ci si può andare. Io ci sono andata confortata dal parere del Caffarri, al quale rimando per leggere un altro commento del locale.

16 commenti:

sciopina ha detto...

riconosco le posate fluo di rossana orlandi. Ci son andata anch'io un paio d'anni fa in compagnia di una amica.Sosta gradevole dopo shopping, in un angolo quieto di Milano.

artemisia comina ha detto...

un paio di anni fa aveva appena aperto.

Cuoche dell'altro mondo ha detto...

Sono rimasta molto colpita da piatti e posate! Amo questi potpourri di stili
Ciao, Alex

artemisia comina ha detto...

sì, alex, è davvero divertente mescolare, lo amo molto anch'io.

Anonimo ha detto...

Uso aceto balsamico di buona struttura per equilibrare la zucca, e sono soddisfatto. Saluti.

AV

artemisia comina ha detto...

certo AV, è una buona idea...ma pensavo anche alla sostituzione dei formaggi proposti con il gorgonzola :))

e poi a un'altra cosa che va provata prima di dirla ;)

Stefano Caffarri ha detto...

Due anni fa c'era tutt'altri in cucina: c'è chi dice meglio, c'è chi dice peggio.
io però non ho capito se t'è piaciuto o no, e/o mi casserai dalla lista dei consigliori grastroalimentari...

artemisia comina ha detto...

stefano: se dovessi dargli un voto, usando un tuo codice, darei un sette, aggiungendo un buon rapporto con il prezzo. mica male, in definitiva.

non di più, perché i piatti, tranne gli ottimi tortelli, sono discontinui nella composizione: per dire, la carne è ottima, ma la frittata di pane un po' meno; ho fatto anche l'esempio delle lenticchie con il pane di segale e il lardo, oppure dello sformato di castagne e zucca; continui a dirti che dovevano stare in cucina un giorno in più per essere messi davvero a punto. ma non credo che lo stile del locale punti sull'eccellenza della cucina, quanto piuttosto su tutto un insieme di suggestioni, e allora va bene così.

Stefano Caffarri ha detto...

io in fondo ho detto [7.3], tenendo conto del tutto: non molto distanti poi.

bello, per una materia di cui si predica l'impossibilità oggettiva.

artemisia comina ha detto...

ed io - appositamente - non sono andata a guardare il tuo voto... :)

isabella ha detto...

Mah Sta cosa dell'acqua ... secondo me se la potevano risparmiare. Anni fa Cracovia era piena di localini così, molto stilosi nel senso che nulla era lasciato al caso, Ricordo un cafè con le pareti che invece aver la carta da parati aveva i fogli di vecchi libri .. tutto molo curato ..

artemisia comina ha detto...

isa, hai ragione, l'acqua fa sorridere..

ma guarda un po' Cracovia! però, speriamo che il libro spennato non fosse interessante :DD

Günther ha detto...

a me paice tutto di questo ristorante appena torno a milano andrò a provarlo, grazie delle segnalazione

artemisia comina ha detto...

mi raccomando, gunther, non perderti lo spazio espositivo.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
artemisia comina ha detto...

non cancello l'ultimo commento perché ne approfitto per fare una comunicazione: non apprezzo commenti di totale anonimato in cui si rivolge una critica (soprattutto se aggressiva) a un ristorante, o a qualsiasi altro soggetto identificabile che io "ospito" sul blog; dò un giorno di tempo ad Anonimo per identificarsi, dopo di che cancellerò il messaggio.

aggiungo che non sono d'accordo con quanto dice, ma questo è secondario rispetto alla mia prima osservazione.

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