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Più le guardo e più mi piacciono. Le ombrellifere. Alte, volanti, luminose all’imbrunire, belle nello sfiorire mentre si arricciano e si avviluppano e mostrano architetture piene di archi e punte, ricovero di cimici in amore, di pallide farfalline divoratrici di afidi, di cavallette che cercano una gabbia, piazza su cui si incontrano gli snelli cerambicidi in marsina, e infine nascondigli per ragni in agguato.
Questo, pur minaccioso predatore, ne sono convinta, mi faceva davvero ridere nel suo appostamento inguattato e ingabbiato.
Nota aggiunta qualche tempo dopo: il non mai abbastanza celebrato naturamediterraneo (vedi il blogroll) mi ha fatto scoprire che non di predatore, ma di tenera mamma in difesa delle sue uova si trattò.
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