lunedì 26 novembre 2007

LAZIO. VALLE DI COMINO. ATINA. RISTORANTE LE CANNARDIZIE.















Siamo in Valle di Comino. Tiepida l'aria all'esterno, freddo gelato dentro la grande casa di Mentuccia Fibrena che come spesso ci ospita. E' infatti chiusa da qualche mese e noi siamo i primi a volerla abitare di nuovo in questo pieno autunno ricco di foglie gialle e piogge. Non accendiamo il riscaldamento per caserme che ci spaventa per costi e macchinosità, e facciamo andare stufette. Si trema e si progetta di scappare fuori a cena. In elenco tra i posti da provare c'è il ristorante de Le Cannardizie. Cannardizie? Golosità, vernacolo locale. Canna, condotto, gola.

Associazione culturale, in verità. Anche. Enoteca, pure. Dove? Ad Atina. Atina antica, Atina superiore. Osca, romana, medioevale.

Le Cannardizie si trova appena fuori porta, tra alcuni rimasti sassi romani, nel palazzo che fu quello della grande Cantina Visocchi attiva per un secolo fino agli anni '50 del novecento, quando in seguito ai disastri dell'ultima guerra chiude. Come l'araba fenice, come una grande abbazia distrutta, come un impatiens, la cantina disgregata rifiorisce dissemindosi nel territorio e producendo una realtà attuale di piccoli produttori in ascesa di competenza e qualità. I vitigni francesi importati e allocati da Pasquale Visocchi non sono finiti e dispersi, ma hanno ben attecchito. Oggi si apprezza soprattutto - mi pare - il Cabernet. L'Associazione culturale non promuove per altro solo i vini locali - con particolare attenzione a quelli DOC di Atina - ma quelli dell'intero Lazio ed insieme ad essi i prodotti e la cultura gastronomica del basso Lazio, oggi approssimativamente incluso in un'area di recente invenzione, la Ciociaria, in cerca di un suo specifico mito, ma in realtà ricco di storie più complesse che meritano di essere ricordate.

Le Cannardizie è anche Enoteca nella piazza di Atina (bella: palazzo medioevale, strutture barocche); ma noi siano andati, come dicevamo, nel ristorante museo-del vino, che ha recuperato con un'eleganza infrequente da queste parti le volte di pietra di una parte delle cantine Visocchi.

Anche il ristorante ricorda assai un'enoteca (come mi pare nasca); la sequenza di antipasti è ricca e si presta bene ad accompagnare vini, mentre i primi e i secondi sono entro una scelta limitata anche se abbastanza attraente. Ancora più smilza la scelta dei dolci, che ci vengono presentati come generiche "crostate". E' pur vero che dopo la sequenza di antipasti abbiamo assaggiato un primo solo per curiosità e dei dolci non se ne parlava proprio.

Evoco gli antipasti: ricottine di pecora fresche grandi come un ditale - sia pure di gigantessa -, altre appena un po' più grandi e squisite dette "appassite", ovvero un po' stagionate, altre fritte. Caciotta di pecora molto buona. Marzolina condita con olio e pepe. Salsiccia secca molto apprezzabile e forse anche il Prosciutto di Veroli, tradizionali prodotti di quella zona. Un'ottima coratella, che Nunchesto ha apprezzato molto, dolce e onctueuse. Della lingua, buona. Delle melanzane semplici e squisite e delle zucchine, entrambe grigliate e condite con un buon olio di Alatri. Peperoni arrosto.

La gentile anfitriona, suppongo Patrizia Patini, illustrava ogni boccone con provenienza, paternità, territorio, a volte indicando realtà piccole e piccolissime, tutte in zona. Ricordiamo che se la marzolina di Campoli Appennino è conosciuta, di qualità controllata e di abbastanza facile reperibilità in Valle, una caciotta molto buona come quella che ci è stata offerta richiede ricerca e cura del rapporto con il fornitore. Pare che provenga da un’affidabile azienda familiare di San Donato, ma non ricordo bene tutta l’articolazione dei produttori; la prossima volta mi porto il notes. Le ricottine sono diverse da quelle che conosciamo, di Picinisco, per una maggiore pastosità; pastosità che diventa fondente e ottima nelle appassite, che è forse ciò che ho preferito di tutto l’assortimento. Il pane è di un piccolo forno di Atina Inferiore che ci ha già indicato, con nostra soddisfazione, il fratello di Mentuccia.

Dopo questo profluvio, abbiamo assaggiato un piatto di gnocchi con ragù di cinghiale, ma oramai eravamo distratti.

Vino: il Cabernet Cominium della zona di Alvito.

40€ incluso il vino (13€). Senz’altro frequentabile con piacere per vari motivi, incluso il rapporto tra accoglienza, cibo e prezzo.

Associazione Le Cannardizie
tel. 340.1424611-320.2768866





6 commenti:

papavero di campo ha detto...

Mi chiedevo dove fossi finita cara Artemisia, visitavo il tuo blog e non era aggiornato, adesso me lo spiego! nel frattempo è accaduto un evento di tutto rilievo!! domenica 25 novembre è nato il mio blog!! da tanto mi frullava per la testa e devo dirti che moltissimo fascino mi ha esercitato il tuo da quando l'ho scoperto in agosto l'ho visitato mille volte! ti saluto perciò con emozione e contentezza!

artemisia comina ha detto...

auguri e congratulazioni! E l'indirizzo?

papavero di campo ha detto...

www.papaverodicampo.blogspot.com

se invece si digita papavero di campo da cerca di Google non viene.

grazie tante degli auguri!

artemisia comina ha detto...

vado a vedere! :)

artemisia comina ha detto...

ecco qua, se guardi a piè di pagina, sei stata linkata: blog abbastanza bizzarro da stare con i già presenti :)

papavero di campo ha detto...

grazie del link, mi fa molto piacere!
dici che è bizzarro, se intendi stravagante e fantastico mi fa piacere! variegato senz'altro perché sono tante le cose che mi appassionano e comunque ho fatto una scelta in questa direzione. Sono molto contenta per ora del mio blog! mi sento una bambina entusiasta!
ciao Artemisia!

ps: ho ancora tanto da apprendere su come si gestisce questo e quello

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