Da Artemisia
Dedicato a Venezia, da cui manchiamo da tanto. Infilo un rosario souvenir - appunti presi mentre ero lì - che mi riportano nella casa veneziana.
Dopo una notte di santissimi refoli, un'alba di gemiti,
pigolii, abbaiamenti, che poi nella luce si stempera in sussurri, sospiri e
gridolii (Non sarà che i gabbiani mi scoccino la civetta).
Le nubi aprono squarci verso i cieli dei Troni e
delle Dominazioni, mentre Cherubini e Serafini intrallazzano in basso con la
civetta.
Venezia, venticello, altana e impade con le mandorle.
Tutto ciò che è necessario a una sana prigionia: specchi per
riflettere, libri per andarsene, vento per vivere. Per strani motivi ci tengo agli altri abitanti viventi della
casa: stente piante grasse e prosperi ragni, che l'animano nei giorni in cui
manchiamo. Non a caso si sono congiunti e vivono insieme, e lievi ragnatele
festonano. Tre incontri indimenticabili: Todaro, l'Apollo di Veio,
Perseo fiorentino (vederli occhi negli occhi). Nota: ad agosto 2015 Todaro era nel cortile di Plazzo Ducale.
Faccio le impade, riduco le quantità. Pasta: 250g di farina, 125g di zucchero, 110g di olio, 2 uova grandi. Farcia: 250g di mandorle, 250g di zucchero, 2 uova, la buccia di un piccolo limone (grandi avanzi). Le mie impade sono lunghe circa 15cm. Quelle nel vassoio con il caffè sono le impade del forno del ghetto di Venezia. L'amico Stefano Arturi mi segnala che nel libro sulla cucina ebraica italiana di Vitali Norsa vengono chiamate impasse o ofelle triestine, e hanno anche pinoli nel
ripieno. Le ho poi rifatte con una forma svirgolata, a esse, che debbono avere. Quanti docetti sacri hanno questa forma, spesso con l'esplicito richiamo alla sapienza divina. Eccole dentro piattini Herend. Si sono conservate bene in scatola di latta, per giorni.
Impade di Sandra Levis
Pasta: 2kg. farina, 1kg. zucchero, 5dl olio (450g), 10 uova.
Farcia: un 1kg. di mandorle pelate e ridotte a farina, 1kg. di zucchero, 4 o 5 uova e due o tre pugni di scorza di limone grattugiata. Impastare bene.
Fare un cilindro di pasta, affettarlo.
Con ogni fetta fare ovali di pasta.
Riempirli di farcia (ne avanza sempre un po').
Chiudere pizzicando.
Forno ventilato a 150/160° per 20/22'.
5 commenti:
sconosciuti dolcetti... ho cercato in rete ma non trovo molto su Sandra Levis.. chi è questa signora? sembrano molto buoni. Vado a vedere se li ritrovo nei miei libri ebraici. stefano
Sandra è un’amica veneziana che fa impade perfette 😉
rieccomi... .allora, ... ottimi! rifatti due volte perché ne ho trovato menzione anche nel libro sulla cucina ebraica italiana di Vitali Norsa, dove vengono indicate com impasse o ofelle triestine e dove hanno anche pinoli nel ripieno.
Ho fatto sia con solo mandorle sia con mandorle e pinoli e forse preferisco questa ultima versione, ma sono entrambe eccellenti. Ho fatto meta dosi e ottenuto 16 impade, fatte appunto ad ofella (mezzaluna), che ho poi rifinito anche con coppapasta per avere massimo ripieno e meno pasta. Ho usato un olio ligure leggero e zucchero a velo nella pasta e devo dire che è risultata ottima. veramente notevoli. grazie ancora. stefano .. ps: temo dolcetti dimenticati perché veramente si trovano pochissime info su di essi... quindi: bravi il forno del ghetto e tu per averli riproposti
s
grazie a te di aver ampliato i nomi, così forse troveremo altre tracce.
artemisia, scusa, mi sono appena accorto di aver scritto male (correggi pure il mio messaggio, se vuoi/puoi): non impasse come io bestia scrissi ma IMPADE.
Ofelle o Impade, da La Cucina nella tradizione ebraica, a cura di Giuliana Ascoli Vitali- Norsa. Giuntina, 1987.
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