giovedì 23 febbraio 2017
Arrosto di vitello all'ostrica
Da Isolina
Da dove verrà il bizzarro nome? E se è per questo, da dove esattamente viene la ricetta? A me venne dalla mia prima molto amata suocera: triestina gentile, andata a nozze con un ebreo la cui madre modenese visse tutta la vita da maritata a Roma. E' per questo che ho sempre pensato dovesse trattarsi di ricetta ebraica e, come al solito, passata da suocera a nuora. Una cosa deliziosamente semplice, sottilmente ma intensamente profumata, che mi conquistò molti molti anni fa e che per qualche strana ragione non ho fatto molto, ma mi prometto di rifare. Confrontare questo arrosto con queste ricette pure d'altri tempi: Genovese di Nonna Bice e altri arrosti morti.
Un bel pezzo di vitello, compatto e ben legato, viene massaggiato con sale e pepe nero.
Poi viene messo in un tegame che lo contenga giusto giusto, e viene irrorato con due cucchiai di olio di oliva e altrettanti di succo di limone.
Di mio, ho messo nel tegame anche un ramettino di rosmarino e uno di timo.
A questo punto si fodera il coperchio del tegame con carta da forno (anticamente carta oleata) e si mette sul fornello a fuoco minimissimo. Lo si dovrebbe lasciare indisturbato per un'ora, ma io ho sbirciato ogni tanto per controllare il sugo. Andò tutto bene e il sugo veramente buono come lo ricordavo (l'avanzo del sugo servì egregiamente a condire una ciotola di vermicelli di soia).
Il il vitello freddo, affettato sottile sottile, fu buonissimo.
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2 commenti:
Lo faceva anche la mia nonna che peraltro era milanesissima
Fa parte dell'antica famiglia degli arrosti morti, diffusa mi pare in tutta Italia; ad esempio nella mia famiglia; cercando arrosto morto in AAA si trovano altre ricette
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