sabato 11 settembre 2010

VENEZIA. PIRANESI: UNA BELLA MOSTRA
















È in corso una mostra presso la fondazione Cini che sottolinea un aspetto massimamente seducente di Piranesi: la congiunzione mirabilmente prolifica tra osservazione e immaginazione, tra percezione ed emozione. Avere categorie specialistiche e tecniche – assumere codici standardizzati, formalizzati – e insieme dare forma alle fantasie, alle emozioni che la percezione dell’oggetto analiticamente indagato suscita. E possedere uno strumento per tradurre in un prodotto eccellente questo processo: il disegno, l’incisione.

L’indagine percettiva alimenta l’immaginazione, e questa rende appassionante l’indagine; appare il processo per il quale la fantasia si traduce in prodotto. Viene alla mente il modo di procedere di Proust, il grande osservatore che poi si chiudeva nell’isolamento percettivo e nell’ascolto delle sue emozioni per dar conto di ciò che aveva visto.

Tutti conosciamo di Piranesi le incisioni concernenti le cosiddette Carceri, edifici questi dichiaratamente immaginari e di fatto neppure “realistici”, ovvero in grado di stare in piedi se per caso fossero tradotti in pietre e mattoni. Ne conosciamo gli spazi cubisti e infiniti, l’avvolgersi delle prospettive, l’uso denso delle ombre e dei neri che sembrano aprire nel foglio profondi varchi bui, l’atmosfera angosciosa ma anche affascinante di un “altro mondo” che minaccia e seduce. Di fatto, anche tutte le altre incisioni hanno in sé quel mondo, le ombre sono le stesse, la tendenza deformante o se si vuole la presenza della trasformazione intensamente emozionata degli oggetti è la stessa. Viene alla mente che l'enfasi sulle Carceri sia anche superficiale, segua l'onda di un discorso già fatto; colpisce l'importanza di vedere le incisioni "dal vivo" e la perdità di profondità, vibrazione e colore che esse subiscono nella riproduzione su un libro. Dico colore, perchè i neri di Piranesi sono intensamante colorati nella loro gamma e mutevole intensità.

La mostra richiede tempo e pensieri: rimanda alla nascita dell’interesse archeologico, alla diatriba greci-romani con il colorato Piranesi dalla parte di questi ultimi contro il partito del bianco Winckelmann; alla diatriba è sotteso il valore dell’osservazione emozionata contro l’idealizzazione delle proprie fantasie. Non dimentichiamoci che Winckelmann era un veggente cieco: vide l’arte greca senza averla mai vista, la vide nelle copie che ne fecero i romani. Già questo basterebbe per apprezzare tutta la complessità della faccenda.

Numerosi fanciulli e fanciulle si aggiravano, notes alla mano, intenti.

Le Arti di Piranesi. Architetto, incisore,antiquario, vedutista, designer
a cura di Giuseppe Pavanello
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore

Dal 28 agosto al 21 novembre 2010

Factum Arte, laboratorio madrileno, con Accenture come partner tecnologico, ha riprodotto, grazie all’aiuto delle tecnologie informatiche, alcuni arredi e oggetti disegnati dall’artista (guardate il camino, o quel gigantesco vaso fogliuto con teste di arpie): si aprono nuove possibilità.

Giambattista Piranesi (Venezia 1720 – Roma 1778).

3 commenti:

clelia ha detto...

bella mostra davvero Adam lowe l'ha rea particolare con i riprodurre il candelliere, il vaso..il caminetto. Bellissima anche la parte di Basilico. L'hai visitata?? E la Teiera ?? Unica..
Non è una mostra facile, è necessario aprire la menete e guardare al di là del Piranesi delle Carceri. E Bach in sottofondo, c'era???
Un saluto

Clelia
padova

papavero di campo ha detto...

mi arriva attraverso le tue foto un'atmosfera esoterica, come una suggestione di notazioni criptiche da decifrare, il pensiero m'immagino che vi possa nidificare e partorire elaborazioni,

buona segnalazione, fino al 21 novembre mi piacerebbe andarci,

artemisia comina ha detto...

non è facile per niente, ma fa parte del suo interesse. è complesso il contesto che evoca, quel settecento, quel recupero dell'antico. è complesso l'artista. forse ci torno prima che finisca.

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