venerdì 11 settembre 2009

TURCHIA. MUSEO DI EFESO. IL PROCONSOLE, MIRABILE ACCROCCO.





Ah quanto mi piacciono questi accrocchi, questo insieme di sassi lavorati che si reggono per miracolo e al tempo stesso sono indispensabili e intrinseci gli uni agli altri.

Che ci dice quella mano protesa fatta di scuri frammenti che sembra serrare un pezzo di toga e mostrarla al pubblico? Cosa stringe quell’altra, quale insegna di potere? Da dove viene quella testa non molto intelligente, un po' assente, appoggiata sul tutto come un gabbiano di passaggio?

E quegli stivaletti sui quali tanto si affannò il calzolaio infine orgoglioso dell’opera sua, e quei ricci abbondanti che con il loro peso tirano indietro l’alta fronte stempiata in cui sono piantati quei due occhioni riccamente sopraccigliuti, chiome sulle quali accuratamente lavorò il barbiere, forse ciarlando con il console delle cose d’Asia?

E quella striscia di stoffa, quanto mi piace quella striscia di stoffa drappeggiata che introduce una dinamica, flessibile curva tra le linee dritte dell’autorità giusta e retta?

Il proconsole Stefano, VI secolo dopo C.

5 commenti:

Lydia ha detto...

Rosa Maria, ma quanto mi sono mancati i tuoi post!!!!!!
Ora sei tornata con argomenti a me molto vicini e molto cari e con luoghi che ho visitato a gennaio.
Ti mando un bacio di cuore

papavero di campo ha detto...

e la bocca?
la bocca è veramente umana, c'ha persin l'herpes!

a.o. ha detto...

buca lo schermo il proconsole, col suo ricamo tricologico,... in testa e sopra gli occhi.
Lo amiamo di già.

Edda ha detto...

Che belli anche a me piacciono, sono opere (benché accrocate ;-) che durano millenni.

artemisia comina ha detto...

grazie carissime, come farei senza di voi? me ne starei sola, qui, con il proconsole, è vero, ma mi sentirei un po' fuori dal mondo, io e lui. mentre voi ci avete subito fatto sentire una bella coppia :))

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