martedì 21 luglio 2009
La cucina di Vincenzo Campi
La più indaffarata e completa cucina che io conosca. All'aggrovigliata officina in primo piano, completa di lotte tra cane e gatto, si contrappone uno sfondo nel quale sotto una pergola ad arco si allestice la scena del banchetto, ancora quieta e silente, con la sua monumentale credenza lucente di piatti metallici e la distesa candida della tovaglia. La contrapposizione rivela la natura squisitamente teatrale del convivio.
Da literaria.net.
Un'altra particolarità del quadro è la più che consistente presenza femminile, in un mondo - quello della cucina "alta", come evidentemente è questa - dominato dal genere maschile organizzato in gerarchia militare, tanto che nell'impero ottomano i giannizzeri riprenderanno da esso i termini e i simboli della loro formazione, con il calderone del pilaf come emblema e il capo cuoco come comandante.
Da
wikipedia1
wikipedia2
wga
In AAA abbiamo parlato dei suoi Mangiatori di ricotta.
Vincenzo Campi (Cremona, 1536 – Cremona, 1591)
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5 commenti:
l'allegoria di una configurazione:
ciascuno al suo posto di combattimento!
qui l'energia di servizio,
di là il tavolo immacolato per i fruitori che si materializzeranno
(by papavero di campo)
e chissà cosa c'è dentro quei calzoni/ravioloni sulla destra...
belle anche le acconciature delle cuoche!
ciboulette, il mio interrogativo tormentoso è: dolce, o salato? o una di quelle farcie dove carne e zucchero andavano gloriosamente insieme?
pap, è un quadro duale, servi e signori, dentro e fuori, carnalità e assenza, e via così..
(sei lungi dal blog?)
niky, stesso interrogativo di quello che ponevo a cibulette: dolce o salato? agrodolce? somigliano un sacco a certe pie di pere che faccio :)
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