lunedì 30 giugno 2008

ROSA INCOGNITA. SEMPRE PIU' PALLESCENTE.









Tre rami della bella incognita sono stati portati a Roma.

Sempre più pallescente.



Comme on voit sur la branche au mois de mai la rose,
En sa belle jeunesse, en sa première fleur,
Rendre le ciel jaloux de sa vive couleur,
Quand l'Aube de ses pleurs au point du jour l'arrose ;

La grâce dans sa feuille, et l'amour se repose,
Embaumant les jardins et les arbres d'odeur ;
Mais battue ou de pluie, ou d'excessive ardeur,
Languissante elle meurt, feuille à feuille déclose.

Ainsi en ta première et jeune nouveauté,
Quand la Terre et le Ciel honoraient ta beauté,
La Parque t'a tuée, et cendre tu reposes.

Pour obsèques reçois mes larmes et mes pleurs,
Ce vase plein de lait, ce panier plein de fleurs,
Afin que vif et mort ton corps ne soit que roses.


(Pierre de Ronsard)


Come quando di maggio sopra il ramo la rosa
nella sua bella età, nel suo primo splendore
ingelosisce il cielo del suo vivo colore
se l’alba nei suoi pianti con l’oriente la sposa,

nei suoi petali grazia ed Amor si riposa
cospargendo i giardini e gli alberi d’odore;
ma affranta dalla pioggia o da eccessivo ardore
languendo si ripiega, foglia a foglia corrosa.

Così nella tua prima giovanile freschezza,
terra e cielo esultando di quella tua bellezza,
la Parca ti recise, cenere ti depose.

Fa’ che queste mie lacrime, questo pianto ti onori,
questo vaso di latte, questa cesta di fiori;
e il tuo corpo non sia, vivo o morto, che rose.


(M. Luzi, “Copia da Ronsard – per la morte di Maria”)


Come a maggio si vede sul suo ramo la rosa,
nella sua bella età e nel suo primo fiore,
render geloso il cielo del suo vivo colore
se nel pianto dell’Alba s’immerge voluttuosa;
e la grazia e l’amore culla nella sua foglia
e i giardini avvolge e gli alberi di odore,
ma sotto un acquazzone o un improvviso ardore
languida va morendo, lentamente si sfoglia;

così nella tua fresca e giovane primizia,
onorando la terra e il cielo i tuoi splendori,
la Parca volle ucciderti, e in cenere ti pose.

Ricevi per esequie la mia acerba mestizia,
quest’anfora di latte, questo cesto di fiori;
e il tuo corpo non sia, vivo o morto, che rose.


(M. L. Spaziani)


Da urbiloquio.


Per l'adolescenza e la giovinezza della rosa, vedi 1 e 2.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie a te.

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