giovedì 9 settembre 2010
VENEZIA. VENEZIANI 26. CAMPO DELL’ABAZIA.
C’è un campo confinante con un paio di canali e un ponte, intorno al quale si radunano una Chiesa dalla facciata di pietra bianca chiusa da tanto tempo, una Scuola detta Vecchia con la facciata gotica e un’altra, oltre il ponte, più grande detta Nuova con l’andamento rinascimentale (finalmente riaperta, dove ora fanno delle mostre e dove tanto tempo fa, prima dell’interminabile chiusura, il Nunche giocò a pallacanestro). Si tratta della testimonianza di un grande complesso, la Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia (o di Santa Maria di Val Verde) che include la Chiesa e le due Scuole. Sulla facciata della Chiesa, una Vergine del XIII secolo che mi colpisce per quanto ricorda le Madonne Nere: il bambino dalla faccia di ragazzetto più che di bimbo portato come uno stemma, le mani alzate in un gesto di preghiera ma anche di maestà autorevole, il volto ieratico.
Guardate la ferita, la cicatrice sul muro che sta sulla porta di ingresso della Scuola Vecchia: c'era una Madonna della Misericordia, un grande bassorilievo di una di quelle Madonne che raccolgono sotto il loro mantello una grande folla di oranti; lo abbiamo ritovato, mal restaurato e fuori luogo, insieme a tanti altri nel V&A di Londra.
Ma il motivo per cui ne parlo è un altro: per la prima volta, girando dietro un angolo della Scuola Vecchia, a destra della facciata, là dove apparentemente la Scuola si congiunge direttamente con la Chiesa (guardate la foto, tra facciata e chiesa, dietro il lampione: direste mai che c'è un varco perfino monumentale?) scopro un'apertura che porta verso un altrove tutelato da una grande, barbuta testa di pietra.
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2 commenti:
che nostalgia
che felicità sarebbe essere lì
(vorrei esser lì l'ho già detto e ancora lo dirò)
andiamo?
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