lunedì 22 giugno 2009

Frullato di banana, cacao, caffè. Con ode per Alice, la gatta.



Di Artemisia

Tre banane, una tazzina di caffé espresso, una di latte, quattro cubetti di ghiaccio, tre cucchiaini colmi di cacao amaro.

Variante: aggiungere una manciata di nocciole.



Ode per Alice, la gatta.

Mentre la profondità della notte avvolge finalmente ogni cosa con questi pesanti velluti spessi e neri, mentre il minuto fervere dei gechi e dei ragni manda richiami irresistibili e suadenti, ecco che non posso, non posso, non posso più giacere morta acciambellata, ma un’onda mi solleva, mi svolge, mi alza, un’onda di ronronron pieno e vasto che mi porta, mi porta mi porta verso di lei. Ecco la carezza solleticante delle vibrisse sull’orecchio addormentato, il lieve, tiepido respiro felino che rotola sulla guancia umana, l’occhio che fissa l’occhio che si apre lentamente, offuscato. Ecco che infine io troneggio, io guardo dall’alto, io miro questa capa abbandonata che lenta si gira e forse mi guarda. Il lavorio ritmico e insistente delle zampe, spingere, spingere, spingere, far lievitare, adesso spremerà qualcosa da questa presenza distratta. Ecco che la testa teneramente pelosa si china determinata e urta, urta, urta morbidamente, urta contro l’inerte corpo umano che giace con il suo immenso peso ottuso, urta cercando una risposta che dovrà pur venire da quel lento impasto di sonni e sogni interrotti. Ecco che la pesante mano assonnata si alza e ricade tra le orecchie morbide che impavide attendono l’urto della carezza, le quattro zampe ferme in attesa, il cuore ardimentoso che batte lieve sotto la bella pelliccia, lì dove la macchia è più bianca. La gola si tende, l’occhio si chiude, fessura attenta e insieme abbandonata. Qui, qui, qui occorre una vitale, intensa, deliziosa grattatina umana. Il ronfio sfiora ora lo spasimo, l’estasi, la rottura, la stanza risuona, i ragni si ritirano e acciambellano le molteplici zampe nella profondità della tana, le mille orecchie tese a cogliere il sovrumano suono che tutto fa vibrare. Ma adesso, adesso ti faccio vedere io, compassionevole lecco ruvidamente, con questo calore umido che ti dispenso, questo braccio penosamente nudo, lo curo della sua glabra povertà. Ancora, ancora, finché non sarà tutto guarito e consolato, in ogni piega. Sì, accetto questo abbraccio, questo laccio che so lasco, che mi lascerà se voglio, e quindi posso stare, sostare, forse mi posso perfino accucciare, qui, distendere tranquilla vicino a questi corpi stupidi e amati che rotolano e schiacciano, per una volta contigua, lasciato il tranquillo posto sul fondo del letto dal quale il salto è così facile e rapido. E poi di punto in bianco, senza esitazioni, senza addii, ecco che con una piroetta decisa mi volto e balzo di colpo a terra, e corro verso l’alba che verrà tra qualche ora, pregustando un lungo tempo di caccia e gioco con tutte le creature notturne. 







3 commenti:

Daphne ha detto...

Accipicchia :O
Una bomba di calorie :D eppure di bontà,l'abbinamento caffè banana non lho mai provato :)

artemisia comina ha detto...

dici bomba? :)

Daphne ha detto...

Beh la banana ci mette il suo :D
Però ne vale la pena ^_^
"menomale" che io non posso mangiare cioccolato O_o

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