giovedì 18 ottobre 2007
ABRUZZO. PESCOCOSTANZO. IL RISTORANTE PAOLINO.
Tra le due piazze principali della molto bella Pescocostanzo,
sulla sinistra se andate verso la Chiesa di Santa Maria del Colle, c’è il ristorante Paolino, segnalato da uno sbuffo di vite americana e da molti fiori. L’abbiamo scelto a naso, e non ci siamo pentiti.
Il servizio, effettuato da studentesse in vacanza con molti teneri rossori e ferventi preghiere nel loro intimo che nessuno chiedesse loro notizia sui vini, preghiere presto deluse da Nunchesto, era coordinato da un attivo e sveglio giovane Paolino, che accudiva e domava con garbo tutti gli ospiti e che non ha mancato di accorgersi subito che lo stavo fotografando.
Soccorrendo la paralizzata ragazza, il giovane Paolino ha saputo rispondere a Nunchesto: il vino della casa era un Montepulciano d’Abruzzo Cantine Spinelli, che è stato scelto e abbastanza apprezzato.
Abbiamo scelto spaghetti alla chitarra, io con un classico e ottimo sugo d’agnello, Nunchesto con zucchine, menta e parmigiano. Il menu offriva varie paste (fettuccine, tagliatelle, misteriose taccozzelle, ravioli) con condimenti noti come i porcini o il tartufo nero, ma anche divagazioni come quello alla Paolino appunto, con erba cipollina, basilico, prezzemolo, peperoncino, olio d’oliva.
Alquanto ricca l’offerta di carni alla brace o arrosto.
Quindi agnello arrosto per Nunchesto e salsiccia spaccata alla brace per me. Patate arrosto per entrambi. Ottimi l’agnello, la salsiccia, le patate.
Simpatici i dolci. Come è noto, i dolci non fanno parte della cucina di trattoria, e il recente intento di includerli produce esiti a volte curiosi, a volte deludenti. Paolino propone il sempre presente Tiramisù. Ma a questo affianca delle idee originali, proprio nel loro restare fedeli alla cucina di casa.
Delle ricche e semplici cucchiaiate di crema pasticcera, offerta con caramello (è quella che abbiamo assaggiato, dividendo una porzione in due), cioccolato, oppure fragole.
Una fetta di ciambellone su crema, bagnata o no di liquore, con aggiunta o no di cioccolato (chiunque abbia frequentato una famiglia dove dolci sofisticati non se ne fanno, sa che il ciambellone tuttavia non manca mai; ho rivisto di recente un forno Petronilla di alluminio, tra l’altro di grandemente seducente design, che ricorda le cucine di campagna quando avere un vero forno in casa era cosa rara e costosa, che non permette di far altro che ciambelloni).
Due crostate, una con marmellata di albicocche, una con crema pasticcera e pesche.
A fine pasto, come omaggio gentile ci sono stati portati dei biscotti con uvetta e mandorle. Il giovane Paolino ci ha detto che li fa la sua mamma, da trent’anni. Evidentemente, lui ci è cresciuto a biscotti paolini, come ha detto che potevamo chiamarli. Non avrei mai pensato che ne avrei messo in bocca più di uno (ad assaggiare non rinuncio). In realtà, ne abbiamo lasciati solo due, e mi è tornata in mente una frase che dice sempre Mentuccia: “Questo è l’avanzo per l’asino di San Giuseppe”. Tale lessico familiare indica un piccolo avanzo insignificante, di cui è così difficile dire che ragione abbia di esserci, che si evoca la sacra famiglia nel suo viaggio in Egitto, con scarse provviste e parco regime. E’ noto come la Madonnina scese dall’asino per raccogliere la briciola di pane; a fine pasto si lascia una piccola cosa per il medesimo asino, che si suppone affamato come i suoi santi compagni.
I biscotti si sono rivelati la cosa migliore del pasto, buono nell’insieme. Friabili, ricchi, saporiti. Uscendo abbiamo incontrato la signora Paolino, l’artefice, che stava curando con dedizione il ricco paramento di fiori di cui si adorna e con cui si segnala la trattoria. Ai nostri complimenti, ha svelato l’arcano: la frolla è fatta con lo strutto.
73,50 € in due, con mezzo litro di vino della casa.
E se a Pescocostanzo si volesse dormire? Qui varie informazioni. Quanto a noi, venivamo dalla Valle di Comino e lì saremmo tornati prima di sera.
Ristorante Paolino
Strada Vulpes 34
tel. 0864640080
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