mercoledì 19 settembre 2007

VENEZIA. L'OSTERIA LA ZUCCA.





























Ecco infine il promesso rannuvolamento. Finalmente, appena lo scomodo ombrello che ci ha seguito con il suo inutile peso per giorni è stato lasciato a casa, le evanescenti, chiare nubi che vagavano in alto innocenti e distratte, si incupiscono, si stringono, si abbassano, si ingrugnano e dopo qualche sparso, pesante gocciolone falsamente incerto viene giù una martellante, determinata ira di dio. Mentre la città ruscella tutta di pioggia, e i passanti se ne vanno saltando da pozzanghera a grondaia, difesi da insicuri ombrelli che Venezia ama rovesciare di sotto in su con certi colpi di vento che le riescono a meraviglia appena l’aria della laguna può infilarsi in un canale, il guscio di legno de La Zucca ci ha accolto, i pantaloni arrotolati in alto sulle caviglie per salvare il salvabile, e ora calmo e ronfante ci protegge. Dalla porta sull’acqua guardiamo il canale che riluce trapunto di gocce. Siamo in tre. Proviamo i piatti di carne.

Io ordino il maiale allo zenzero fresco con verdure e riso; assaggio anche, dal piatto di Nunchesto, il tacchino al curry e yogurt: ottimi l’uno e l’altro. Mi piace la carne che perde la sua ottusa compattezza, si mescola con le verdure, sposa i suoi umori con i lunghi, asciutti chicchi del riso basmati. Intanto apprezzo che chi ha ordinato il cus cus con le polpettine di manzo speziate mugugni di gioia. Tre piatti da provare. Qui alla zucca spirano ariette esotiche, ben supportate dalla variegata ascendenza di una della cuoche, che unisce ad alcune radicate radici che affondano nel veneto dell’est, altre che si allungano fino alle Nuove Indie.

Dopo, il dolce: bavarese di pesche con salsa di uva fragola, panna cotta con miele e mandorle, torta di fichi e mandorle. Quest’ultima è mia. Un dolce soffice, tiepido, munificamente incoronato di opulenti fichi. Proprio la torta che Cappuccetto Rosso avrebbe potuto avere nel cestino, quella da portare alla nonna per resuscitarla. Quando si ordina una torta, ovvero un dolce non al cucchiaio, bisogna davvero fidarsi: quante volte ci vediamo rifilare dei cartoncini, della segatura, degli impasti defunti con ricordi di frutta morta conficcati qua e là?

Infine, andiamo a snidare le sorridenti e ritrose cuoche, affacciandoci sulla soglia dei segreti e protetti regni della cucina.

Osteria La Zucca

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