mercoledì 20 novembre 2013

Francia. Parigi. L'Atelier di Joel Robuchon



Parigi piovosa e bella, mi sembri per la prima volta città di un altro pianeta, il tuo; speriamo che tu ti accorga il più tardi possibile che l'epoca su cui metti i piedi va disfandosi.

E così eri ancora là,  e noi siamo tornati al vecchio albergo di rue Jacob e poi andando giù giù per la lunga rue de l'Université siamo arrivati a rue du Bac e abbiamo fatto la rituale visita da Conran che vedemmo nascere - io giocando a scegliere i mobili per una casa parigina chenonsisamai - e andavo notando che la distanza che ho visto accorciarsi tra Roma e Parigi quanto a negozi divertenti, tenuti da signore e signori sufficientemente curiosi del mondo e bizzarri che anni fa vidi accorciarsi, ora ecco che torna a esserci man mano che a Roma chiudono tutti, quei signori esaurendosi e altri non comparendo alla ribalta.

E poi siamo capitati davanti all'Atelier dove tentammo di entrare quando era troppo di moda, appena aperto e ancora senza le due stelle, ma forse a esse destinato visto il patronato di Joel Robuchon

Anzi, a proposito di stelle prima di infilarci dentro in questa nuova visita non ne sapevamo, forse chissà mi avrebbero messo soggezione, per fortuna non ne avevo idea, le ho notate poi andando a leggere del locale, quando gliele avrei date io, anzi gliene dò una delle mie.

Quindi piove, che voglia di accoglienza, siamo lì davanti, è mezzogiorno, entriamo? Sì entriamo, eccoci subito al banco - c'è un lungo banco, ci si siede lì, con gli altri, e si sta benissimo, non rimpiangi il tuo tavolo - e quella, l'accoglienza, non manca, anzi eccola che corre verso di noi calorosamente e ci accompagna fino alla fine. 

Conclusione: amo l'Atelier. 

Fois gras entrambi ed egli riz de veaux più buono del fois e un purè di patate da sballo - Robuchon, no? - di cui mi portano una terrinetta per non lasciarmi a guardare e certo pane che lèvati (ma davvero). 

E poi basta, non ho potuto assaggiare altro che ancora avevo da dimenticare una pinta di cioccolata calda cui avevo ceduto  a colazione, ma il carpaccio di pesce che ho visto passare, l'arrostino di non mi ricordo che, avevano certe facce magnifiche.

Lui, il Nunche, due bicchieri (che bella idea quella di dare il vino a bicchieri) uno per il fois bianco, profumato, un Gewürztraminer, e uno rosso per il riz (ignoto al Nunche, consigliato, apprezzato, della zona di Bordeaux che ci ricordava due estati fa, non ho visto bene). 

Quindi bella idea dei bicchieri, ottimo cibo, un servizio amichevole ed elegante e perfino degli avventori resi belli dalla contentezza di stare lì (magari anche noi lo eravamo, chissà). 

Bello buono elegante simpatico (quante volte lo dico; lo lascio, va').

Atelier di Joel Robuchon





5 commenti:

isolina ha detto...

sospiro… giorno verrà, forse.
Che fortuna riuscire ad entrare!!

Anonimo ha detto...

Somma invidia.... io conosco Robuchon dai libri di Patricia Wells che ne è stata la sacerdotessa officiante nei paesi di lingua anglosassone. Sono subito andato a vedere quel purè di patate, secondo la rete fatto con una ratio di patate:burro=2:1 (patate Ratte)... di fatto un piacevole attentato al colesterolo...il tutto passato più volte al setaccio....
... Però avverto anche quella nota di malinconia circa la chiusura dei negozi interessanti di Roma... anni che non torno a Parigi: dimmi Artemisia si avverte anche a Parigi quell'aria che si avverte a Londra che nonostante crisi, il mercato e la voglia di fare proseguono a creare? nuovi e diversi negozi...?
Come sono i prezzi di questo atelier? equivale alla Pergola vostra dell'Hilton?
s
ps Il Robuchon completo vedo che amazon lo svende di fatto a 13 sterline... quasi quasi :)

artemisia comina ha detto...

Parigi sembra ancora vivere, anche se la nostra crisi europea vela oramai tutto e l'Italia lasciamo perdere...I prezzi dell'A sono alti ma praticabili, non tipo Pergola. Molti stellati parigini hanno strategie differenziate di prezzi che li rendono accessibili, per es. tra pranzo e cena, oppure tra locale principale e altri più "leggeri" etc. (parlerò del Taillevent "piccolo") L'A ha una strategia di prezzi "amichevole", come il locale.

Anonimo ha detto...

.. come a Londra, dove riesci a mangiare bene a pranzo, in grandi ristoranti, senza spendere una folla, facendo attenzione ai vini ovviamente

Anonimo ha detto...

Ciao Artemisia,
anch'io amo l'Atelier. Ho provato Robuchon allo sgabello qui a Londra e mi sono trovata benissimo.
Mi ricordo ancora il foie gras marinato al ginepro fatto sul teppanyaki con rabarbaro e acetosa.
E poi la vastissima scelta di vini al bicchiere impagabile.
Sai che ti ho pensata? Sei la mia dispensatrice di buonezze.
Un paio di settimane fa mentre andavo in pellegrinaggio al forno del ghetto sono passata davanti alla Sora Margherita. Ricordandomi del tuo post ho prenotato per il pranzo. Siamo stati bene. Porzioni generose e gustose. Forse un po' cartolina romana, ma del resto con 25 gradi a metà novembre nello stereotipo sguazzavamo volentieri.
Aleppo

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