martedì 20 luglio 2010

EBRIDI ESTERNE. FARE LA SPESA.



Siamo stati nelle Ebridi Esterne nell'agosto del 2005. Ancora non fotografavo questo e quello puntando l'obiettivo negli occhi di ogni insetto incontrato, dentro le credenze e su tutti i piatti che dio manda in tavola. Però scrivevo diari di viaggio. Mi è venuta voglia di tornare, con la mente, in quei luoghi. Seguo il filo del diario, e uso le foto di Nunchesto o foto prese dal web, come in questo caso. Le foto delle innumerevoli conchiglie delle Ebridi invece sono mie (curioso, fotografavo solo quelle con la macchina fotografica presa in prestito).

Siamo nell'Ardhasaig Hotel. La prima sera ci siamo ritrovati senza pigiami, né spazzolini, né canotte rese desiderabili dai frizzanti 12 gradi nei quali piombiamo in arrivo da un agosto romano; le valige sono state lasciate indietro da ritardi nelle coincidenze di volo. La compagnia ce le porterà nell'hotel, risparmiandoci la strada da Stornway al minuscolo e sparso villaggio di Ardsaig, che sarebbe breve ma che diventa assai lunga perché tortuosa, stretta, disagevole, montuosa, soggetta a variazioni climatiche sorprendenti tra immersioni in una fitta nebbia e dopo una curva sole accecante e splendido e assai panoramica, tra monti e squarci di oceano come tutte quelle delle Ebridi e in particolare di Harris. Un'orribile maglietta celtica è stata recuperata nella veramente molto molto sonnolenta (alle sei del pomeriggio) cittadina, o per meglio dire villaggio, prossima all'hotel, Tarbert, il centro abitato più popolato di Harris, la nostra isola.

Quando lo abbiamo visto oggi alle due di un venerdì, e col sole, era molto più vispo e i pochi negozi – alcuni con cibo per locali, un emporio caverna odoroso di gomma, pieno di stivali e pezzi di motori agricoli e marini, una bottega di souvenir - si animavano di turisti ma anche di incredibilmente numerose miss Marple. Io sono stata attratta da entrambi i generi: un negozio di souvenir (l'unico) con scarse tracce del famoso tweed e - assai più attraenti - numerosi libri sul luogo, e uno di alimentari (l'unica drogheria, ma anche giornalaio) che con mia sorpresa vende innumerevoli qualità di zucchero (la mente corre alle miss Marple in cucina) e bellissime salse e marmellate in imprevedibilmente molto eleganti barattoli di vetro ottagonali. Acquistati mincemit e un curry di Madras dall'attraente aspetto (che una volta aperto si è rivelato di potenza demoniaca), desiderata una marmellata di zenzero e rabarbaro (ma è stata ricordata la valigia). Nei successivi dieci giorni Tarbert sarà ancora, più di una volta, meta salvifica. Per mangiare, per fare piccole compere.

O voi che andate nelle Ebridi Esterne, meditate quando scegliete la vostra meta, il luogo ove poggiarvi. Il primo ristorante, il primo negozio potrebbero essere a una imprevedibile, spossante distanza dal vostro nido, e potrebbero spingervi a fare come i primi abitanti delle isole: completa autarchia, dal filarvi la vostra lana e tesservi i vostri vestiti a mangiare solo della vostra pesca e della vostra verdura.

Non abbandono il tasto negozi senza premerlo ancora. Vicino all'hotel, dall'altra parte della strada – Ardhasaig sono quattro case sparse, che sembrano non guardarsi nemmeno in faccia, ma è un villaggio - c'è un distributore di benzina con un licensed grocer annesso: è lì che ci siamo procurati dentifricio e spazzolino. Pochi alimentari - biscotti, scatolette - ma molti superalcolici. Insieme a noi c'era un signore triste con aria da coda di paglia che si portava via due bottiglie di whisky. A proposito, qui niente whisky: la più vicina produzione è Sky.

Ancora sui negozi: sulla strada da Stornoway a Ardhasaig, case e casette qua e là, ma apparentemente niente negozi: quando si fa la spesa, lo ripeto, bisogna spostarsi e pensarci bene. In effetti, sembrerebbe che gli isolani siano avvezzi a spostarsi: sulla strada per Husinis, un altro minuto villaggio relativamente vicino (ovvero raggiungibile dopo infinite giravolte panoramiche) abbiamo trovato, piantata nel deserto (nulla a destra, nulla a sinistra, brughiere, rocce, insenature di mare, silenzio) una piccola scuola: evidentemente, le creature si raccolgono lì provenendo da destra e manca.



**********

La foto dell'emporio di Tarbert è di Sue Jackson e viene da geograph.org.uk

La mappa viene da crookcottage.com

1 commento:

Alessandra ha detto...

Caspita che bello!
Baci Alessandra

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...