giovedì 12 giugno 2008

Per Massimo D’Azeglio, una frittata né cruda né cotta. Con Silvestro Lega.



Massimo D’Azeglio arriva a Monte Murlo “en turiste” in un affascinante mondo di una volta, senza trattorie. Che si fa? Si va dal parroco e si scrocca una colazione.

Il piovano non c’era, ma c’era sua sorella, e due preti che ci diedero una colazione, Dio li benedica, che mai la migliore. Una frittata così né cruda né cotta, con certe fettine di presciutto tramezzo; poi a parte, altro presciutto tenero come un latte, e poi un vin santo!...e che fichi!

Massimo D’Azeglio, I miei ricordi, vol. I, Firenze 1879

Su rete letteraturaitaliana.net mette il testo de I miei ricordi tratto dall'edizione Barbera, Firenze 1891

Potete poi leggervi un commento di Francesco De Sanctis, che tratta con una certa (affettuosa?) sufficienza il nostro vegliardo che scrive le sue memorie, forse soprattutto piccato che fosse alquanto scavezzacollo. Io invece lo amo assai perché è uno dei rarissimi scrittori italiani post Concilio di Trento non conformisti.

Per illustrare la frittata, preferisco Un dopo pranzo di Silvestro Lega, (Modigliana, 8 dicembre 1826 – Firenze, 21 novembre 1895), conservato a Brera, ai quadri storici di D’Azeglio.

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