martedì 11 dicembre 2007

Dicembre. A cena da Andreina



Dicembre 2007. A cena da Andreina. Perché donne che allestiscono cene accoglienti e buone si spacciano per "non brave" in cucina? Nereggiano sullo sfondo madri corrusche con minacciosi svolii di mestoli in mano, dove essere cuoca è altro che la santa capacità di ricevere amici; si tratta di essere Brava Cuoca, sinistro personaggio che ti dà da mangiare i suoi bambini, con l'occhio che non ti abbandona mentre li mastichi, mentre l'orecchio arde di sentir dire quanto eccellenti, squisiti e unici siano, che ne vuoi ancora, che non ti sogneresti di lasciarne una stilla nel piatto. Per questi personaggi mitici – il Bravo Cuoco, La Brava Cuoca – vanno sviluppati argomentati anatemi. Qui ci limitiamo a dire che Andreina, millantando che non sa cucinare, ci offre ancora una volta una cena buona, bella, accogliente. Fa la sua parte l’atmosfera della casa, dove ogni cosa è scelta con una cura da sembrare esserci venuta da sola, in un empito di necessità di ritrovarsi in eleganza e simpatia. Dedico un primo piano alla tovaglia ricamata, invito a guardare le righe su cui spicca la bellezza nereggiante di Pepe (Piccante spezia? Messico? Suggestioni diverse si incrociano quando assisto al suo espansivo caracollare labradoriano). Pepe che dapprima piangeva perché allontanato, poi ha abbracciato e baciato tutti. Leccardo è in ginocchio non per caso: accanto c’è una radio, e quando sente certa musica – fate conto che canti Bartoli – fa così. Si prostra, leva le mani al cielo, a sua volta gorgheggia.

Menu, cucinando ciò che c'era in casa in un giorno di festa: un Curry di pollo soave, di delicato sapore e senza grassi, tranne ciò che poteva concedere un po’ di yogurt (sappiate che sono di massima diffidenza verso ciò che fa bene: era molto buono) in un anello di Riso basmati candido cui si mescolavano bruni chicchi integrali con bell’effetto ermellino, e dei piccolissimi Saltimbocca alla romana benissimo eseguiti, per contrappunto piacevolmente sapidi. Leccardo Adriatico aveva portato un bel bacile (ha la mano prodiga) di una Mousse di zucchine trifolate e frullate con menta e buccia di limone, cui era stato aggiunto un cucchiaio di fecola per incoraggiarne la tenuta. Ester si era occupata delle Pere cotte nel vino con buccette d’arancia, dei Biscotti, del Gelato che Andreina ha ondosamente allestito con felice mano scapestrata, con eccellenti effetti chiaroscurali. Nunchesto aveva portato una bottiglia di Corbieres Castelmaure.

Curry di pollo

Riso basmati  

Saltimbocca alla romana

Mousse di zucchine 
 
Pere cotte nel vino con buccette d’arancia

Biscotti

Gelato























5 commenti:

Anonimo ha detto...

Molti ricordi. Mia madre (come tante) era così. Alcune domeniche di novembre con nebbia da tagliare a fette portava in tavola i Batsoà, da Bas-de soie, piatto inversamente proporzionale alla delicatezza del nome francese. Sono piedini di maiale puliti e rasati che bisogna cuocere in acqua salata e aceto, a cottura vanno divisi in due e lasciati raffreddare con sopra un peso (cosa in cui lei è maestra..).
Quando sono freddi si passano in uovo e pangrattato e si friggono in abbondante olio. Serviti brucianti con una bella spruzzata di limone... Non credo esista ristoratore che li proponga ancora.... Se il suo pusher di carni suine non le ha già inviato il salam 'dla duja....

Saluti

AV

sciopina ha detto...

Che belle cenette! Al suon di Cecilia Bartoli...eh ci voglio venire pure io! Ma cosa ascoltavate il suo ultimo cd omaggio a Maria Malibran?
Bella anche la crema di zucca.
ciao
sciopina

erika ha detto...

tutto questo mi piace molto

dede leoncedis ha detto...

Somiglia davvero tanto alla mia prima casa

artemisia comina ha detto...

@ AV: registro la ricetta :)


@ sciopina: ben tornata!

@ erika: ben arrivata :D

@ Dede: :)

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