mercoledì 3 ottobre 2007

LAZIO. VAL DI COMINO. IL LAGO DI POSTA FIBRENO A FINE ESTATE.




















Un piccolo lago, o una grande sorgente di acque gelide, del tutto limpide, dense di vita vegetale e animale.

Sul quale i tramonti così bene si specchiano.

La nerissima folaga dal naso candido litiga e sguazza e si tuffa trapuntando tutta la superficie, con qualche muso di intrusa nutria spuntante qua e là.

L'acqua che altrove manca in un territorio secco, qui meravigliosa pullula e scorre, diventando, dopo il lago, il trasparente Fibreno, che presto si butterà nel Liri, che creerà poi il Garigliano.

Meta delle passeggiate infantili di Mentuccia che, figliuola di aride zolle, era incantata dall’acqua. Massimamente poi se così limpida e gelida.

Le rive sono, e soprattutto erano, molto fertilmente coltivate e si susseguono gli orti.

Un piccolo melo mi ha fatto intensamente pensare a una certa torta di mele cadute di cui prima o poi vi darò la ricetta.

Le belle case rurali, trattate come insulsi scheletri, vengono deformate dalla nefasta escrescenza di balconcini e verandine. Alla memoria, qualche foto alle ultime languenti nella non vista bellezza, prima delle infauste chirurgie.

Nella penultima foto, la punta di una naue, la piatta barca locale condotta in piedi con un unico lungo remo. Temevo di non vederne più nemmeno una, e poi, gioia, eccone due col loro ritmo elegante, che si sono subito dileguate scivolando nel fondo e nel crepuscolo, permettendo solo una sbiadita, confusa cattura di immagine.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il melo carico, le folaghe nel lago, il lago che fa da specchio al mondo intorno, la casa in campagna, il cibo, le persone...ma siamo nei regni dei maghi!
P

artemisia comina ha detto...

gentile P, raccomando una gita al logo della posta.

haimé, non la domenica. ma già di sabato si può. il tramonto è l'ora migliore. il lago lo prende tutto, con ogni onda e foglia.

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