sabato 10 settembre 2016

Isabella e il basilico, William Holman Hunt e John White Alexander



Isabella and the Pot of Basil, 1867, di William Holman Hunt (1827 – 1910), Laing Art Gallery di Newcastle upon Tyne.

Isabella, Lisabetta da Messina nel racconto di Boccaccio, innaffia con le sue lacrime il vaso decorato con teschi e cuori trafitti nel quale ha sepolto la testa dell'amato ucciso dai fratelli e dove cresce un rigoglioso basilico. Cannibalismo, se per caso l'avesse messo nel sugo (il pittore e la moglie, la modella, erano in Italia all'epoca in cui lui dipingeva il dipinto)?

Boccaccio:
E per usanza aveva preso di sedersi sempre a questo testo vicina e quello con tutto il suo disidero vagheggiare, sì come quello che il suo Lorenzo teneva nascoso: e poi che molto vagheggiato l'avea, sopr'esso andatesene cominciava a piagnere, e per lungo spazio, tanto che tutto il basilico bagnava, piagnea.

Keats:
sul suo dolce Basilico ella sempre rimase
e fino alle radici con le lacrime lo bagnava.

Su ProgettoGutemberg il poema di Keats.

 
Haimé, la modella è la giovane moglie del pittore, ma il matrimonio non dura nemmeno un anno, lei muore di parto mentre lui ancora lavora alla tela (curiosità: poi il padre di lei commissiona a lui un ritratto della figlia più giovane, non ancora diciannovenne, che in corso d'opera confessa al vegliardo pittore il suo amore; di qui un'altra storia pure travagliata).



John White Alexander (1856 – 1915) Isabella and the Pot of Basil, 1897, Museum of Fine Arts, Boston
Il tema venne ripreso da tutto un altro genere di pittore, un americano. Isabella diventa un'anima lunga, e il vaso, meno allarmante dell'altro, ma più lugubre, si priva della sua chioma, forse sprofondata nell'ombra, forse assente, per diventare decisamente un'urna. 
 
Immagini, da wikipedia

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