martedì 11 gennaio 2011
PRAGA. RODOLFO II.
Il 3 febbraio 1579 Rodolfo II, l'imperatore asburgico che ha trasferito la capitale da Vienna a Praga abbandonata la silenziosa clausura del castello circondata di operosi alchimisti, scienziati, artefici e artisti, passeggia per la città con un seguito di 23 slitte e appare “molto allegro”; la cosa viene notata poiché il principe è invece identificato con la melanconia. Diceva il nunzio apostolico: “E’ sua maestà reputata di complessione colerica et melanconica”.
Questa congiunzione di umori, una delle più nobili del suo tempo, celebrata dalla Melencolia 1 di uno dei suoi artisti preferiti, Dürer, è il motore per la creazione di una delle Knust und Wunderkammern più ricche della storia, forse la più ricca. Quattro sale a volta affastellate di oggetti: trentasette armadi, casse, scrigni. Alla sua morte ci si ritroverà sepolti dagli oggetti infilati dovunque. Dagli automi alle ossa di giganti alle pitture giapponesi alle antichità ai bezoar alle mandragore alle miniature incise su ossi di ciliegia agli strumenti astronomici ai chiodi “dicesi provenienti dall’Arca di Noè” ai manoscritti rari agli specchi magici. Nell’affastellamento di ogni naturalia e artificialia, per altro minuziosamente catalogato, anche numerosissime opere pittoriche di artisti contemporanei oggi reputate di massimo pregio, e poi diffuse nei musei del mondo tra saccheggi, eredità e dispersioni.
Oggi a Praga non è facile trovare immediata memoria di questo imperatore che pure è stato determinante per la città. L'eredità sembra difficile. E' stata difficile subito, quando ci si ritrovò con quell'immenso archivio di cose e le si disperse subito, spesso distruggendole, ed è difficile oggi. Non c'è un luogo dedicato al personaggio, una ricostruzione delle sue vicende, un'esposizione di qualcosa che resti di quella grande costruzione. Rodolfo aleggia, non si concretizza in un dove.
La notizia sulla passeggiata di Rodolfo e il suo ritratto dipinto da Arcimboldo sotto le specie di Vertumno, il dio della fertilità e dell'abbondanza, da Venezialtrove, Fondazione Venezia 2000, 9 – 2010.
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L'amico Alfredo cita e io vi giro:
L'arte dell'Arcimboldo è fortemente connessa con le predilezioni di Rodolfo II.. col senso alchemico dell'amalgama di corpi diversi, col marionettismo golemico e in specie con l'ansia di collezione che incalzò questo sovrano. (Jaroslav Vrchliky, in Praga magica, Ripellino, pg 101.)
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3 commenti:
guardo il ritratto di Rodolfo levandomi gli occhiali per perdere percezione della verzura e ritrovo gocce di melancolia in quegli scuri occhi di ciliegia.
Quanto mi piacciono Artemisia questi tuoi post!!!
Cosa avrei dato per farmi ritrarre da Arcimboldo...
Devo chiedere ad Arte' se, inviandole un mio ritratto fotografico, è disposta, ... ecco al massimo del tempo perso s'intende, a trasformarmi in creatura arcimboldesca!
Ah! che gran dono sarebbe!
grazie acquaviva, sì melancolia....
ao, possiamo provare, ma resta il fatto che tutti gli imitatori hanno miseramente fallito :)
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