giovedì 4 giugno 2009

VENEZIA. VENEZIANI. 19



Quale delitto, quale pena hanno consunto questo affliggente signore barbuto, i cui stessi ricci, le medesime pieghe degli occhi sono intrisi di lamenti malamente trattenuti, che sembra privo di ogni pudore nel proporci una macerazione dell’animo intinta di patetico, e anche – qui c’è una venatura di romanzo – di sospettoso. Sì. Questo barbuto non è afflitto da una disgrazia come l’aver perso una nave, l’aver visto la propria fortuna dissolversi in mare, ma è oppresso da diffidenze e sospetti, da invidie e rancori. Ecco cos’è la dannazione dell’anima: essere lasciata nel suo brodo.

1 commento:

papavero di campo ha detto...

infinite le vie delle afflizioni come quelle delle impronte digitali..
mi fa pensare ad una sembianza somatica beccata proprio nell'attimo di scivolare in un dolore intollerabile, quando ogni fatica del controllo è persa e sta realizzando che quelle gioie estatiche nomadiche della gioventù lui adesso non ce le ha più
(c'ha un'espressione colta nell'alterazione)

ps: gioco delle proiezioni non si sa dove va a parare..anzi si sa!!

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