sabato 28 febbraio 2009

Pane, cacio, acqua di fonte. Le Metamorfosi di Apuleio, o L'Asino d'Oro.



Avanzi di pasto. Frammento. Pavimento a mosaico decorato, II sec.d.C. Vigna Lupi, Roma Copia romana del Mosaico di Sosos. Pergamo, II sec.a.C. Musei Vaticani, Roma


Le Metamorfosi, o come il medioevo le rinominò, L’Asino d’Oro, se non le avete lette, ve le dovete, indubitabilmente, leggere. Io ebbi la fortuna di trovare, in una biblioteca che mi consolava nelle giovanili solitudini campestri, una edizione 1955 BUR, di quelle meravigliose, tascabili, grigioline, spoglie, l’essenza del libro.

Libro padre di molti libri e figlio dell’ultima età, internazionale e manierista, della romanità. Leggendo, per dire, il Manoscritto trovato a Saragozza di Jan Potocki, oppure, che ne so, le Sette Storie gotiche di Karen Blixen ci ritrovate, rigogliose, le Metamorfosi. L’autore è Apuleio, un africano del II secolo d.C. che piacque a Sant’Agostino (immaginiamoli tutti e due neri) e scrisse di tutto; l’onda lunga del tempo porta sulle nostre spiagge la viva conchiglia delle Metamorfosi.

L’Asino d’oro, che Apuleio definisce “una favola alla foggia dei greci” inizia con un viaggio, che come sempre sarà iniziatico. Il protagonista va a cavallo, ma presto smonta e prosegue a piedi, un po’ per far riposare la bestia, ma molto di più per il piacere di unirsi lentamente al passo di due altri viaggiatori incontrati occasionalmente, con cui inizia a condividere meravigliose storie di fantasmi e streghe; storie con cui si prepara a entrare in Tessaglia, terra affatata, e ad avere lui stesso esperienze di straordinarie e magiche esperienze e trasformazioni.

Me ne andavo dunque in Tessaglia in sella a un cavallo del luogo dal candido mantello, e avevo già varcato ripidi fianchi di monti, declivi sdrucciolevoli di valli, distese rugiadose di prati e terreni di fertili zolle, quando, visto che la mia cavalcatura era sfinita, saltai giù a terra. Volevo anche sgranchirmi un po’ le gambe, poiché lo star seduto mi aveva davvero stancato.
Con molta cura asciugo al cavallo la fronte bagnata di sudore, gli accarezzo le orecchie, gli tolgo il morso, lo lascio avanzare pian piano a passo assai calmo, in attesa che liberasse, come d’abitudine, il ventre per via naturale e smaltisse così il peso della stanchezza.
Mentre il cavallo, volgendo di fianco il muso, si curvava a brucare l’erba dei prati traverso cui passava, e, andando al passo, faceva un rapido spuntino, io mi aggregai come terzo a due compagni di viaggio che si trovavano un poco innanzi a me. Ascoltando la loro conversazione, sentii uno dire all’altro con una sghignazzata:
- Piantala di raccontare in tal modo panzane assurde ed enormi.
Appena udii questa frase, io, che sono sempre assetato di novità esclamai:
- Anzi, permettetemi di partecipare alla conversazione. Io non sono un ficcanaso, ma mi piace saper tutto o almeno quanto più posso. Il monte che stiamo salendo è aspro. Raccontando piacevolmente delle storie, ci svagheremo, ed esso ci sembrerà più facile.


Il cammino dei tre è punteggiato di spuntini fatti e raccontati, e tra questi spicca per innocenza antica il momento in cui due amici – che stanno, per inciso, condividendo un’avventura esageratamente fantastica - sostano accanto a un ruscello.

Non lontano dalle radici del platano fluiva pigramente una dolce corrente che aveva piuttosto l’aspetto d’un tranquillo stagno e rivaleggiava con i suoi riflessi con l’argento e con il cristallo. Cavano fuori dalla bisaccia pane e cacio, e l’uno invita l’altro: “Ecco,” gli dissi , “una fonte che deve avere l’acqua dolce come il latte. Bevi a volontà”.

Pane, bianco cacio, un argentea fonte, un platano, cosa c’è di più mitico, di che si dovevano cibare gli dei, fatta salva un po’ d’ambrosia in più, che d’altro canto si può senz’altro sostituire con il miele?

Ecco il prototipo del viaggio e della fiaba. Sperare, imprendere, allontanarsi da ciò che è noto, accettare incontri imprevisti, immischiarsi con l’estraneo fino al rischio di morte. A volte, appunto, morire, altre trasformarsi intimamente, irrimediabilmente.

L’altro, l’estraneo si presenta, entra in scena, di volta in volta assumendo le più diverse vesti. Qui è un certo Aristomene, fornitore di trattorie.

Mi chiamo Aristomene e sono di Egio. State a sentire quali sono le risorse del mio commercio. Io giro in lungo e in largo Tessaglia, Etolia e Beozia, vendendo miele, formaggio a gli altri generi alimentari che servono nelle trattorie. M’era giunto all’orecchio che a Ipata, la più fiorente città della Tessaglia, era offerto in vendita a prezzo d’occasione del formaggio fresco di gusto squisito, e così corsi in fretta per acquistare tutta la partita.

Insomma, questo viaggio fatto di verde erba brucata, viandanti che si incamminano insieme, pane e formaggio, fortune incerte, curiosità, incontri e racconti inverosimili l’uno dentro l’altro, tutto ritmato a passo d’uomo, resta per me un viaggio per eccellenza.

Naturalmente le Metamorfosi è uno dei  testi  più illustrati, nel corso dei secoli. Sono stata esterefatta da questo affresco di Giulio Romano (e chi altri?).

Giulio Romano, Metamorfosi. Una delle prove di Psiche. Palazzo Tè, Mantova

Giulio Romano dedicò una stanza di Palazzo Tè alla celeberrima novella di Amore e Pische, incluso un banchetto divino che mostra una delle più belle credenze rinascimentali che ci sia arrivata. La favola di Amore e Psiche è stata raffigurata innumerevoli volte.



Ma anche il Medioevo si dedicò alle Metamorfosi; questa miniatura dove Lucio da asino torna uomo è splendida. Ogni epoca ci ha messo le sue fantasie.

Rückverwandlung des Esels in den Menschen Lucius. Illumination in einer Metamorphosen-Handschrift von 1345

***

L'Asino d'Oro (Le trasformazioni). Apuleio, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1955. Traduzione di Claudio Annaratone.

Due traduzioni dell'Asino d'Oro su web, qui e qui.

Immagini da
wikipedia1
wikipedia2
wikipedia3
culturaitalia.it




6 commenti:

a.o. ha detto...

E tu lo fai tornar alla mia di mente, lo vado a riprendere testè.
Speriamo di trovarlo lì dove dovrebbe essere.

buona domenica.

artemisia comina ha detto...

che bellezza di lettura, aiuola!

marcella candido cianchetti ha detto...

interessantissimo e scritto benissimo grazie

artemisia comina ha detto...

grazie marcella :))

alessandro ha detto...

vedo che i commenti risalgono tutti al 2009, io scopro questo blog soltanto ora e mi complimento, veramente un bel blog, ricco e ben scritto.

artemisia comina ha detto...

ben approdato alessandro, ho visto che hai un interessante sito, da esplorare; grazie della visita.

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