Cosa si desidera in un museo nel quale stai camminando e camminando e camminando più di un pellegrino sulla via di San Jacopo, e guardando e leggendo e fotografando e insomma a un certo punto parecchio stancandoti? Si desidera un bar. Un bel bar. Che sia in un bel posto, che abbia delle sedie comode, che sia riposante, che ci siano cose buone. Ecco, questo ultimo punto per misteriosi motivi è il più ostico, ma i primi a volte trovano una realizzazione. Come nel museo di Atene.
Un bel cortile molto mediterraneo con olivi e lavande, un ombroso portico con qualche grecità e romanità a ricordarti dove sei e ad allietare l’occhio, un interno bianco con divani morbidi, un bancone che offre qualche approssimativo conforto servito da una barista che non sa dove mettere le mani (non si può avere tutto).
Direi che è abbastanza. Ci ha premesso di sopravvivere all’impegno che tutte quelle teste di pietra che ci guardavano con le loro vuote orbite ci richiedeva.
2 commenti:
Che bel posto!
sì, bella quella pancia fronzuta ed erbosa in mezzo a tutte quelle pietre lisce e bianche e con gli occhi e senza nemmeno un lichene.
Posta un commento