venerdì 18 gennaio 2008

La nobile astinenza. Marco Curio Dentato e le rape. Johann Georg Platzer, Govert Teuniszoon Flinck, Jan Havickszoon Steen, Jacopo Amigoni



Johann Georg Platzer (XVIII secolo).

Continuo un giro tra i dipinti che rappresentano il rapporto tra le persone e l'atto del mangiare. L'età barocca ha rappresentato la masticazione, atto di massima trasgressione alla compostezza della persona ideale, attraverso le classi basse. Con il loro abbuffarsi, ma anche con lo spaurito nutrirsi dei poveri e in un caso il goduto mangiare di un popolano in buona salute. Tiepolo ci mette sotto gli occhi la scostumatezza delle classi alte con Cleopatra che sta per ingoiare una perla. Badate: sta per ingoiare. La bocca e il bicchiere conservano un'estetica distanza, il loro congiungersi va del tutto immaginato.

Qui si suona l'altra corda propria delle persone che contano: la nobile astinenza. Il console Marco Curio Dentato preferisce le sue rape ai doni dei Sanniti, ovvero una vita integerrima, onorata e parca a una ricca ma obliqua carriera con alleati discutibili. In questo caso troviamo un nobile nobiluomo che si arrostisce le rape. Di nuovo niente inguardabile ingerimento; non le mangia, le cuoce. Tra lui e la masticazione resta una debita cesura. Viene celebrata è l'astinenza, la parchitudine, ma anche la forza di chi può nutrirsi del suo animo. Al rigore dei costumi cui corrisponde, simmetrico e speculare, il rigore morale. La classe alta o sperpera, o si astiene. Il sinistro sottofondo è l'eterna questione di base dell'avidità umana.


Govert (o Govaert) Teuniszoon Flinck (Clèveris, 25 de gener de 1615 - Amsterdam, 2 de febrer de 1660)


Jan Havickszoon Steen (Leida, 1626 – Leida, 3 febbraio 1679. Lui sulle tavole imbandite si è soffermato più volte; è l'unico che si prende la pena di proporre un'accoppiata: rape arrosto e cacio: non male. 


Infine un pittore probabilmente napoletano Jacopo Amigoni (1682 – Madrid, 1752), rappresentante della corrente arcadica e rococò; dipinto conservato nel Museum Bredius dell'Aia e l'immagine proviene dal suo interessante sito.

Altre immagini:
Johann Georg Platzer da wikipedia
Govert (o Govaert) Teuniszoon Flinck da wikipedia
Jan Havickszoon Steen da wikimedia

In AAA u questo tema:

Tiepolo. Il banchetto di Cleopatra, ingoiare dissipando

De La Tours. Les mangeurs de pois

Divorare. Luca Giordano, Vincenzo Campi, Annibale Carracci

3 commenti:

papavero di campo ha detto...

l'atto del mangiare è totalmente simbolico e polisemico, perciò ammantato di sovrastruttura e forgiato di bisogno e dal bisogno. Il bisogno è sfaccettato come un poliedro, il bisogno dell'essere umano si è specializzato, risponde a istanze le più disparate, dall'istinto bestiale-animalesco-primordiale ad urgenze fatte diventare etica e rigore, codici di comportamento e procedure di galateo in ottemperanza a norme di classe, di casta di censo, e di fondo sempre a dettati dell'io e del superio. Così l'astinenza dei ricchi è pratica alta e meditativa mentre l'astinenza dei poveri è solo maledizione e disgrazia al punto che quando c'è di fronte una ricotta nè contegno né misura sono possibili ma solo sguaiata ed ebete famelicità (i mangiatori del Campi)la specializzazione dei bisogni -sì- è variegata

artemisia comina ha detto...

eh, ma l'astinenza è opulenta in sé: ci si trattiene, ci si allontana da una cosa che si tiene. chi non ha, non può astenersi (tiè, manco quello).

papavero di campo ha detto...

giusto il povero non si astiene è deprivazione

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...