L'Hotel Adler - su cui la sto facendo lunga, lo vedo, ma mica potevo fare un post di cento foto, mentre la mia bisaccia è piena di Val D'Orcia - l'Hotel Adler è stato fatto dove si scavava travertino, in una cava.
Blocchi di travertino e tagli nella pietra si vedono ancora dovunque, ma bravi giardinieri hanno in pochi anni inserito cespugli e arbusti, sparso fiori, disteso prati.
Affondare i piedi nell'erba passando dal cotto alla terra è uno dei segreti piaceri dell'Adler, insieme al vedere il formarsi delle concrezioni minerali prodotte dalle acque termali, e al godersi il passaggio dal parco ai campi, dalle piante coltivate alle selvatiche. Non ultima, una delle gioie che non ti aspetteresti è l'udire un formidabile concerto di rane.
La stanza deve essere una di quelle che dà sulla Val D'Orcia e non sulla piscina, e deve essere prossima a uno stagno che se ne sta inguattato tra parco e campi. Se non avete mai sentito rane, tante rane cantare, non sapete che vi perdete. Trombe, abbaiar di cani, squillo di anatre, tamburi, fisarmoniche, e solo infine un bel gracidare compongono un'ondivaga armonia guidata da uno o più direttori d'orchestra che fanno respirare l'onda armonica sincronicamente, possentemente, infinitamente, alzandola, abbassandola, avvolgendola.
Ho gustato questo raro piacere, con stili musicali diversi ma senz'altro riconoscibili come appartenenti a un'unica famiglia e con possanza disuguale ma sempre impressionante, nelle isole Mauritius, giacendo giovane, felice e a finestre aperte in uno scalcinato letto di una pensione indiana, e in una baracca di Puerto Maldonado nella giungla peruviana. Chi avrebbe detto che in Val D'Orcia?
Sulla liscia superficie del verde, fermo laghetto sul quale affaccia il retro dell'Adler, vola e freme ricco pasto di rana: insetti libellulici dai bagliori metallici turchesi e verderame, o rossi, come questo che si è fatto graziosamente catturare nella foto.
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