martedì 20 luglio 2010

EBRIDI ESTERNE. IMMENSE SPIAGGE DI CONCHIGLIE.






Desiderosi come spesso di luoghi dove il numero degli animali supera quello degli umani, e al contempo di climi freschi e tempestosi, un anno, d'agosto, ci spingemmo fino alle Ebridi Esterne, isole che fronteggiano l'oceano come poche altre, fino a mescolare nel loro sangue, nei loro linguaggi e nei loro costumi Norvegia e Scozia, ma anche fino a dimenticarle entrambe per creare endemismi specifici e particolari e a quelli legarsi tanto da risputare i molteplici tentativi, spesso anche violenti, di annetterle a qualche più ampia, meno isolata cultura.

Isole dove le sparse casette guardano sempre verso il mare e mai l'una verso l'altra, proprio come fanno le pecore che vagano da sole nel paesaggio di rocce, campi erbosissimi e fioriti, laghetti, insenature invece che raggrupparsi nei nostri ordinati greggi guidati da un pastore.

Isole, infine, dove ci sono immense spiagge biancheggianti dei gusci frantumati delle innumerevoli conchiglie che vivono nelle acque ossigenate dalle grandi onde che sono la gioia di surfisti avventurosi e non timorosi di essere tirati in pieno oceano dalle correnti. Conchiglie spinte a riva dalle tremende mareggiate invernali.

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