martedì 15 luglio 2008

LAZIO. VALLE DI COMINO. PIETRE.












La bellezza delle pietre. Macere. Muri. Ancora in piedi, speriamo a lungo. Si mescolano felicemente, armonicamente con le erbe selvatiche, come si coniugarono con i campi coltivati. Ancora oggi si accompagnano amorosamente agli ulivi.

Il paese ha tre età: una a valle, lungo la strada, un’altra sul colle, dove correva l’ultimo giro di mura concentriche del grande castello longobardo, ancora abitata da qualche persona, l’ultima proprio alle costole del castello, oramai un insieme diruto di case.

Piccoli sentieri tra le erbe alte, arbusti che coprono i ruderi di una cappella medioevale dedicata a Santo Stefano che protegge gli scheletri di tanti morti per un’antica peste, alti massi che escono dal dolce profilo del colle.

Le pietre man mano che si sale si radunano, si assemblano, fino a schierarsi nelle file della grande massa del castello.

2 commenti:

Paolo Ferrario ha detto...

muretti ancora più a secco dei nostri (lago di como, epoca post glaciale)
hanno resistito alle tempeste e nubifragi di questi giorni
l'acqua corre nelle fessure

artemisia comina ha detto...

te lo dicevo: uno dei più confitti ricordi di Irlanda, gli innumerevoli muri a secco, gli innumerevoli modi di tirarli su.

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