giovedì 17 gennaio 2008

INDIA. TAMIL NADU. TIRUMAYAM. FORTE, TEMPIO.



















Un piccolo villaggio sulla strada tra Tanjore e Madurai. Tutto sembra organizzarsi intorno a una di queste magnifiche rocce di pietra che spuntano dal suolo verde di risaie del Tamil Nadu: rosse, levigate, striate dalle piogge, a volte immense, rotonde come la groppa di un elefante. Sopra un forte merlato, sotto due templi d'epoca Pallava scavati nella roccia, uno dedicato a Siva, l'altro a Visnhu.

Templi piccoli, domestici, ombrosi, con i loro arredi di baldacchini a portata di mano, pronti per una processione. Dall’oscurità dei colonnati squadrati balzano fuori agili divinità maschili energiche e armoniose, la cui bellezza sorprende in questo angolo apparentemente periferico, cui si oppongono dee dalla fissità di bambole irrigidite dallo sforzo di spingere in fuori rotondissimi seni.

Dietro un’inferriata genialmente azzurra altre divinità nere di olii e drappeggiate di scintillanti stoffe se ne stanno in fila contro un muro in attesa di omaggi che presto arrivano, altrove ex voto a forma di serpente, divinità antica della cultura dravidica si moltiplicano, qua e là uomini pii curano il loro angolo con il confort di un dothi ripiegato a mo’ di cuscino, circondandosi di qualche privato ammennicolo, e magari di punto in bianco iniziano a suonare un strumento a fiato, penetrante nella penombra.

Subito fuori dal tempio una sacra piscina, una sorta di laghetto danno il necessario riflesso di acque e si popolano di una vivace vita sguazzante.

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