venerdì 17 agosto 2007

LAZIO. VAL DI COMINO. POSTA FIBRENO. IL RISTORANTE MANTOVA DEL LAGO.




































Percorrendo la strada che da Sora porta ad Atina, attraversando la Valle di Comino, poco prima del bivio per Posta Fibreno alla vostra sinistra c’è un alto, importante portale barocco, una sorta di arco di trionfo di pietra bianca, apparentemente isolato nella campagna. Il portale era quello con cui nel XVII secolo si accedeva a una delle tenute del cardinale che fu duca di Alvito, ricca di frutteti e vigne, e con una pescosa riva d’acqua sul lago di Posta Fibreno lì dove nasce il fiume Fibreno. La tenuta includeva un Casino di campagna sulla sponda del fiume, una peschiera in cui tenere pesci vivi, dei locali di servizio sulla riva del lago.

C’è una vecchia foto del padre di Mentuccia Fibrena, che fu anche sindaco di Posta Fibreno, da giovane con altri giovani, tutti in fila e in posa sulla doppia scala che porta al primo piano del Casino. Erano in gita, invitati dalla famiglia che a quell’epoca – forse siamo dalle parti del 1920 - possedeva la tenuta. Mentuccia stessa, molti anni dopo, fu una ospite di quella famiglia per una scampagnata che li portò a fare un pic nic nella stanza centrale del Casino, nobile e adorna al vertice delle quattro pareti, torno torno, di stucchi con le varie e numerose tenute che furono del duca. Anche oggi si può ammirare, aggredito dall’edera e dalle crepe, un mirabile cornicione con animali araldici dalle forme affusolate e bizzarre: leoni dai lunghi colli, agili aquile. Mentuccia ricorda anche una bellissima cucina al piano terra, che pareva arrivare intatta da un’epoca remota, forse settecentesca, che conservava ancora un focolare aperto e bellissime piastrelle i cui colori azzurrati e ocra le restano negli occhi.

Oggi la villa mostra orbite vuote e abbandono. Ci vorrebbe qualcuno che adottasse e restaurasse il molto affascinante Casino, dandogli una vita che merita.

I rustici del Casino sono invece recuperati da un ristorante che offre un ambiente e un cibo di un’eleganza rara in queste remote campagne. C’è però una cosa da sapere, prima che vi ringalluziate: il ristorante è oggetto del desiderio di ognuno che da queste parti si cresimi, battezzi o sposi. Ciò lo rende di difficile accesso a chi non sia occupato in queste operazioni, né sia invitato a parteciparvi. Può capitare che sovente il patron Mantova vi liquidi, dicendo che il luogo è impegnato. Se però si apre un varco, come ci è capitato venerdì 3 agosto – c’era un ricevimento, ma contenuto – vale la pena di andarci. Si mangia bene, con ottimo rapporto tra qualità del cibo e del costo, e il luogo è di grande bellezza.

Siamo andati presto, eravamo lì alle sette e mezza con una prenotazione per le otto. Questo ci ha permesso di passeggiare lungo le rive del fiume e del lago, godendoci gli alti tigli, tutti i rispecchiamenti di alberi e di cielo rosato nelle molto limpide e lisce acque, i nidi delle folaghe che sono in allevamento di piccoli, i passaggi delle nutrie e delle gallinelle d’acqua.

Alle otto non c’era ancora nessuno nella stanza dedicata ai clienti non implicati nei ricevimenti, che con un portico dà su un giardino, ed era vuota anche la grande veranda chiusa che dà verso il lago, dedicata alle cerimonie. Mentre erano allestiti tavoli sul prato davanti, che scivola nell’acqua, e il patron affettava prosciutti tallonato da un invitato in pelliccia con l’aria molto in attesa.

Più tardi il ristorante dedicato ai clienti che arrivano alla spicciolata si è riempito. In particolare sono giunti sei notabili locali, ai quali il patron si è subito dedicato con l’attenzione che gli abbiamo sempre vista rivolgere a questo tipo di ospiti. Pensa certamente a tutte le figlie e figli da sposare che hanno, ai nipotini da comunicare, alle nozze d’oro da celebrare.

Il menu, con netta prevalenza del pesce, è tradizionale, senza grandi fantasie, e tuttavia apprezzabile.
Per esempio i ravioli di spigola con il sugo di gamberi erano ottimi.
Buone le seppioline ripiene di gamberetti e verdure.
Ottima l’ insalata di mare – che può essere così noiosa e insulsa – che ci è stata portata in assaggio come buona accoglienza.
Molto buoni i filetti di trota avvolti in pancetta locale, accompagnati da insalata di sedano rapa. Meno significativo il dolce (crema e fragole in guscio di sfoglia) con una sfoglia un po’ stoppacciosa. Suppongo che una cultura del dolce un po’ più accurata non sia ancora arrivata da queste bande.
Il cameriere (di buon livello anche il servizio) ci diceva con orgoglio che il pane è fatto da loro, come i pesci affumicati (che per altro non abbiamo assaggiato). Buono in particolare lo scuro pane con le olive.

Un ultima notazione sul cibo: le porzioni sono almeno doppie rispetto a quanto vediamo in genere in locali con questo tipo di cucina. I notabili locali suppongo non transigano su questo punto. Questo ha portato Nunchesto a cedere le sue trote appena assaggiate, lestamente accolte da me che avevo opportunamente rinunciato al secondo piatto.

Appena Nunchesto ha aperto la carta dei vini, si è illuminato e ha detto: ottima! Di fatto, era ricca di scelte, e in particolare era presente la sua amata Venica e Venica con molti dei suoi prodotti. Ha scelto il Sauvignon Collio Ronco del Cerò 2005 di Venica, che ammetto di aver apprezzato anch’io.

Il Mantova è sulla sponda opposta a quella del villaggio di Posta, in cui sta Le Onde Del Fibreno. Le sue casette si vedevano rilucere agli ultimi raggi di sole. Posta è diviso in due: un paese su una cucuzzolo, uno sulla sponda del lago. Culture e identità diverse. Nella sesta foto si vede Posta Fibreno “alta” a sinistra e a destra Vicalvi sul cucuzzolo più netto e più alto, coronato da un grande castello longobardo.


Il Mantova del Lago


Posta Fibreno – Località La Pesca.

Tel. 0776887344

71 euro in due, di cui 23 di vino.

PS: la folaga è nera nera, con un piccolo scudo frontale e il becco entrmbi bianco latte. Fa il nido nell’acqua, su piccoli isolotti che costruisce con canne ed erbe; se sbirciate, nelle foto si vedono sia le folaghe che i loro nidi.

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