martedì 3 luglio 2007

TOSCANA. VAL D'ORCIA. ADLER TERME A TAVOLA














L'illusoria cura del corpo, la sognata, l'allucinata cura, non richiede sane diete, ma abbondanza infinita di cibi, ampli buffet, distese di pani e di pesci.

La mattina all'Adler, albergo termale e spa in Val D'Orcia, propone vaste scelte tra succhi, spremute, frutta di questo e quel tipo, formaggi, salumi, pesci affumicati, brioche, marmellate, frittate o crepes fatte al momento da solleciti cappelluti cuochi scegliendo tra farciture di pomodori o pancette o prosciutti per le une, cioccolata o albicocche o mirtilli per le altre. L'ascendenza tedesca introduce ottimi pani scuri e pieni di semi.

Al giorno le famiglie senza fondo si radunano sotto gli ombrelloni di una cosidetta Osteria di cui grazie al cielo non conosco l'offerta in prima persona; alla sera si ricomincia con ampie offerte su vari buffet di pani, di formaggi, di insalate, di succhi di frutta appositamente prodotti dalle cucine, di dolci. Il livello della cucina non è ottimo, ma tende al buono, dopo un inizio più incerto. Il maitre, sempre lo stesso dall'epoca di apertura dell'albergo, ci dice soddisfatto che "i ragazzi stanno facendosi". Con scelte così ampie, non è difficile individuare tre o quattro cose su cui puntare. Buoni i succhi di frutta maison diversi ogni sera. Ottimi i pecorini locali. Buona tra le insalate una "tedesca": cavolo cappuccio affettato assai sottilmente con semi di cumino e dadini di pancetta. Buona, entro l'assai ampia e scenografica scelta di bavaresi, profiteroles, torte burrose, creme, la semplice creme brulèe.

Il menu propone tre piatti per ogni voce, antipasto, primo, secondo. Un'opzione è "internazionale", una salutista, una di cucina "locale". Tra queste ultime ho fatto alcune scelte. Pici, pancotto, scottiglia.

I pici: è una pasta senza uova, una di quelle che caratterizza l'Italia contadina e che oggi subisce lo stupido attentato dell'aggiunta di uova, che ne cambia completamente gusto e consistenza e resa. Si tratta di una sorta di larghe tagliatelle che poi vengono arrotolate su se stesse per il lungo. Condimenti: sugo finto o al pollo scappato con odori e pomodoro; ragù; ragù d'anatra; l'aglione, ovvero aglio e pomodoro; olio e peperoncino, briciolata, ovvero olio aglio peperoncino, pane sbriciolato e formaggio. Qui sono state condite con sovrabbondanze di aglio crudo, olio, un leggero aroma di prezzemolo. Buone.

Pancotto: la zuppa povera di tutta l'Italia centrale e meridionale. Pane inzuppato d'acqua variamente saporita. Altra bella idea.

Scottiglia: un misto di carni di animali da fattoria, dall'agnello al maiale alla faraona al coniglio e chi più ne ha più ne metta, in cui si possono usare anche solo le parti meno pregiate dell'animale, sminuzzate, stufate e servite con il loro sabbondante sugo. Si favoleggia che fosse fatta con ciò che restava ai contadini una volta dati al mercato o al padrone la parti migliori delle bestie; oppure che nel villaggio ci si radunasse a far festa, portando tutti qualcosa e mettendo in comune chi questo, chi quello.

La sala per la cena, nel cuore dell'edifico centrale, la sedicente villa toscana, ha un portico che all'interno affaccia su un cortile aperto con il tetto scorrevole, all'esterno dà con ampli finestroni ad arco sul paesaggio magnifico della Val D'Orcia.

L'albergo, unico o quasi tra le spa itaiane, accoglie pupi, di cui difatti rigurgita. La cosa strana, su cui ho alquanto meditato, è perché non scoccino. I più piccoli pupeggiano con le loro mammme e spesso dormono, per gli altri pare ci siano, e ne abbiamo visto tracce, molte animatrici che li portano qua e là e spupazzano così bene che non nuociono. Sono certa che non li drogano perché una sera due di loro, una pupa e un pupo, hanno fatto quello che in genere ogni pupo fa, e che se tutti gli innumerevoli avessero fatto, erano affari nostri: si sono messi a correre tra i tavoli squittendo e strillando.

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