mercoledì 2 maggio 2007

FRANCIA. UN GIRO NELLA BORGOGNA DEL SUD. COSTEGGIANDO CLUNY

Berzé la Ville, Berzé le Chatel, Blanot, Brancion, Chapaize, Tournus.aprile 2006

Qualche anno fa, avevamo conosciuto lo Château d’Igé come piccolo Relais & Châteaux; la scorsa primavera, desiderando tornarvi, lo abbiamo ritrovato come Châteaux & Hotels de France. Con la padrona, in conversazione, convenivamo convinti che tendere a un lusso obbligato e stereotipo, come pareva le imponesse restare nella prima catena, impoverisce il carattere e il clima di un albergo. Lo Châteaux d’Igé in effetti risente quanto mai della costante presenza di questa signora, premurosa beghina dal bianco volto opaco sempre un po’ preoccupato, che ogni mattina veglia sulle colazioni elargendo suggerimenti di visite e giri e ogni sera, con la vagamente lucente giacca di seta rosa e la spilla di diamanti come croce al merito, ogni cosa segue e sorveglia, incitando il personale tutto a spuntare, sempre utilmente, accanto agli ospiti.

Madame ama la sua regione e la fa amare, se può. Ci ha fatto conoscere un professore italiano di storia dell’arte orientale, in pensione, con una volatile corona di capelli e abitudine al baciamano, che ci ha detto che per amor suo, di madame, s’è preso un castelletto lì accanto – pullulano lì i castelletti, e la voce del professore s’è fatta orgogliosamente modesta e sommessa mentre accennava al suo - e che spesso va a gustare le cene dello Chateuax. In effetti, lo abbiamo sorpreso a mezzo di un soufflè al grand marnier, che avevo avuto una certa voglia di ordinare e al quale avevo rinunciato perché piena di rane, e che ora seguivo trepidante nel suo inclinarsi mentre il professore indugiava in convenevoli. In sua compagnia, un notabile del posto, un alto corrusco avvocato, lui pure con cucchiaio abbandonato dentro il languente soufflè, che ci faceva comprendere come la vita possa essere dolce, nel maçonnaise.

Nella nostra precedente visita la dama in questione ci fece conoscere, con i suoi consigli, la cappella affrescata di Berzé la Ville, la CAPPELLE DES MOINES. Igé è un piccolo villaggio tra le vigne nei pressi di Mâcon, Borgogna del sud. Nei pressi, i pochi mozziconi che restano dopo la furia rivoluzionaria della ricca e prolifica ABBAZIA DI CLUNY, che come un impatiens ha disseminato dovunque semi di sé. Accanto a dove fu, germogliarono cappelle, chiese, conventi, abbazie, fattorie e suoi possedimenti. Codesta Cappelle des moines è tenuta assai da conto, perché vi restano gli unici – pare - affreschi romanico cluniacensi, dell’inizio del XII secolo, che possano ricordare i per sempre perduti della casa madre. Affreschi per altro assai belli e maestosi nella pur piccola cappella, con facce, gesti e pieghe bizantine che pare arrivassero dall’Italia e in particolare da Montecassino, visto che i due abati dell’epoca erano intrinseci tra loro e si facevano visita. Non ho mancato di identificarmi, io che nacqui così prossima a Montecassino, e mi sono immaginata un po’ a piedi, un po’ a dorso d’asina per monti e per valli, e certo non m’è parso un viaggio corto.

Un bel sito sull’arte romanica in Borgogna.

Questa volta siamo tornati a Berzé con un'altra destinazione: il vicino Castello di Berzé le Chatel, che per altro abbiamo visto solo da lontano, perché la giornata era piena di mete. Interessante sapere che castello e abbazia di Cluny non a caso si traguardano, poiché si controllavano a vicenda, e che ci furono botte da orbi tra i due, seguite da cattolici pentimenti dei castellani, che ogni tanto cedevano in ammenda un po’ di terre alla vorace santità dei monaci. Oggi fiori, pace, silenzi, e in lontananza sugli spalti si vedevano dei magnifici cespugli tagliati ad arte da qualche esperto topiario.

Castello di BERZÉ LE CHATEL



Quali altre mete? Vari villaggi con fortificazioni e chiese. Per esempio,BRANCION

Il castello



Per trecento anni, Brancion fu fortezza e rifugio imprendibile per una famiglia, dallo stesso nome, di guerrieri ladroni.

Uno degli ultimi fu Jocerand de Brancion, morto in crociata, appresso a San Luigi, nella battaglia di Mansourah (1250). Eccolo, commemorato nella chiesa.



L’erede, rovinato dalle spese del crociato, nove anni dopo vende castello e terre al duca di Borgogna.
Verso la fine dell’ottocento ritroviamo un Brancion in rovina che diventa proprietà del conte di Murard, alla cui famiglia sembra appartenere tuttora, che se ne occupa e lo restaura. Oggi c’è anche un’associazione che protegge, tutela e cova Brancion.

La chiesa attuale è del XII secolo. E se un’altra chiesa ci accolse con interni voli di gridanti rondini, questa nascondeva un’arpista che dolcemente arpeggiava.



Resta qualche affresco. Qui alcuni pellegrini, grandi protagonisti dell’epoca e dei luoghi, entrano in una città celeste.



BLANOT





Altro villaggio, altra chiesa, e un priorato – la costruzione con la torre e con l’arco - diventato invidiabile magione privata a Blanot, nel mezzo di campi silenti rigati – invidia, invidia da chi viene da un paese di secchi torrenti – di rivi e fiumi e macchiati di stagni. Mucche felici con l’acqua al ginocchio passano da un prato all’altro. Il sole picchia alquanto, facendosi strada nel residuo fresco invernale, un signore anziano siede in giardino con un cappello di paglia a larghe tese. Alcuni agricoltori passano ruggendo alla guida di terribili trattori, le viti molto basse sono ancora senza visibile foglia.



Fiori ovunque, sugli alberi, nei cespugli, nelle bordure della strada viole, nontiscordardimè, tarassaci, nei giardini deserti magnolie, meli cotogni, forsizie, tulipani.

Blanot fu sede di un miracolo eucaristico, nel 1300.

CHAPAIZE. Altra chiesa romanica dai grandi pilastri, vuota di umani e piena di rondini che ci sono venute contro con radenti voli, intrecciati e carichi di gridi. Inseguendole, parecchie foto mosse.
Un ristorante chiuso, la cui dettagliata lavagna prometteva cene alla sera con conferenze sulla vita locale, su prenotazione. Una cave. Silenzio, sole.





Guardate nell’angolo.



C’è lei.





TOURNUS



Infine, la militare Tournus, chiesa abbaziale fortificata, con esordi nel X secolo e feritoie che bucano l’alta facciata a due piani. Una cappella interna al campanile, sopraelevata, serviva a rifugiarsi e combattere dai piani alti. Uno dei campanili, che colpisce per il colore improvvisamente rosso della pietra, lo si vede ancora solo perché i suoi sciamannati canonici del XVIII secolo non hanno avuto abbastanza soldi per buttarlo giù come volevano.



Vedendo le foto della chiesa dall’alto si vede con chiarezza che era circondata da vicino da un sistema di fortificazioni di cui restano torri e tracce.



In occasione di restauri, nel 2001, sono stati scoperti dei mosaici del XII secolo coi mesi dell’anno e lo zodiaco nell’ambulacro dell’abside. Per ammirarli, stavo per essere chiusa dentro dalla gentile vecchietta che custodisce la chiesa, che aveva già dato la doppia mandata all’immenso portone, e che ho dovuto inseguire: Madame! Madame! Con molti sorrisi alquanto divertiti mi ha ridato la libertà.
Accanto alla chiesa, a un passo, Greuze, un ristorante bistellato, tappa di buongustai. La cittadina è costeggiata dalla Saone.



Dove mangiare? Dove dormire?
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