venerdì 2 luglio 2010
TOSCANA. ANSEDONIA. TAGLIATA ETRUSCA.
Ma tu guarda un po', i variegati piccioni, quelli che in città siamo abituati a considerare come degli umani pennuti, dei passanti che intralciano il traffico con la loro piccola taglia, i percorsi obliqui, i piccoli passi frettolosi che solo in extremis mutano in volo, sono uccelli. Uccelli capaci di abitare con disinvolto sprezzo delle vertigini una parete rocciosa verticale, adorna dei bei baffi tremuli e lievi del capelvenere, dalla quale si affacciano curiosi, sbirciandoti, quando si accorgono che tu li sbirci, sguardo umano che incrocia il rosso sguardo piumato.
In fondo alla spiaggia scura, povera di conchiglie e ricca di tipi da spiaggia, là dove una volta c'era il porto di Cosa, c'è un profondo, verticale taglio nella roccia, fatto dai romani per muovere correnti che tenessero libere dalla sabbia il loro porto; tale braccio di mare stretto da alte pareti è stato erroneamente attribuito agli etruschi, errore che è giusto omaggio a quelli per i romani furono maestri di ingegneria.
Oggi dalle alte pareti vicine pendono catene, segno della frequentazione di fanciulli dediti alle arrampicate, e un palo rovesciato sul canale accompagnato da un tronco che funge da appoggio e balaustra permette agli scriteriati di attraversare il canale e di raggiungerle.
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1 commento:
Un posto che mi ha sempre affascinato, come molte cose e misteri etruschi.
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