martedì 8 giugno 2010

MILANO. SPAZIO ROSSANA ORLANDI.








Codesto luogo godeva la fama - non so se nella volatile moda ancora è così - di posto di estrema raffinatezza di scelte di arredo e abiti per via della sua musa, maestra di gusto. Poichè prometteva anche bizzarrie, mi seduceva; non basta, c'erano anche in vendita certi piatti che volevo.

E così in una assolata ma non estenuante giornata milanese in cui ero in giro da sola, mi sono avviata da piazza della Scala e girovagando e perdendomi un po' qua e un po' là, sono approdata prima da Pane e Acqua dove mi sono ristorata, poi nello Spazio Orlandi dove una garrula, bella signora tra fata capellibianchi e sciura milanese, dopo avermi intercettato nel mio insensato vagare nel vasto cortile verdeggiante di piante, tra cui spiccava una magnifica clematide biancoviola e alcuni animali cornuti e guerrieri rivestiti di stoffa da tappezzeria e un maggiolino dipinto, mi ha davvero gentilmente ricondotto all'ordine guidandomi in un caldo antro vetrato pienissimo di cassettini su cui occhieggivano cartellini del tipo - gilè di seta - posate di plastica barocche - e altre piacevolezze; cassettini che dicevano: rovesciami e gioca, ma io mi sono tenuta anche grazie alla quantità di cose sparse in giro.

Ho subito visto i miei piatti, piatti di metallo che riproducono esemplari sette-ottocenteschi conservati nei musei, e che appunto un museo ha riprodotto e l'Orlandi ha acchiappato per il suo nido di gazza. Ho scelto i più dorati, i più cinesi, i più fruttati; ne ho presi otto, e me li sono fatti incartare dalla fata, con la quale intanto andavo ciacolando che uso ne avrei fatto e dove e perché, con lei che mi raccomandava di non graffiarli con le posate, e io che cinguettavo che ci avrei schiaffato su dei piattini di porcellana bianca traforata che erano la morte loro. Insomma, cose così.


Non basta. Mi sono capata anche due sottopiatti di Gaetano Pesce, una della sue innumerevoli opere in plastica colata, proprio i due che vedete qui, che avevano anche la virtù di pesare immensamente, almeno questo è stato poi il mio parere quando me li sono trascinata dietro fino a piazza Augusto (chi conosce Milano saprà valutare la scarpinata) sulla via del ritorno, piegata ma non pentita.


Poi ho fatto la mia figura riconoscendo al primo colpo il vasellame bianco di Astier de Villatte, e i legni riciclati di Piet Hein Eek, conosciuti ad Amsterdam in un viaggio sul quale devo ancora affliggervi.



Insomma, insensatamente contenta.

Spazio Rossana Orlandi
Via Matteo Bandello 14/16
20123 Milano
Tel: 02467447-1

5 commenti:

Unknown ha detto...

mi sarebbe piaciuto andare da pane e acqua appena aveva aperto.
ma dimmi, com'è? e soprattutto quanto è costoso?
un posto davanti a san vittore che si chiama pane e acqua è geniale, no??

artemisia comina ha detto...

quale dei gentili isterici è venuto da queste parti? :DDD

buono e non caro. AAA ne parla e ne fotografa in lungo e in largo in tre post.

geniale, sì (non avevo associato :)))

isolina ha detto...

WOW! Che bei posti. Non dico che ... ma quasi una capatina.

MarinaV ha detto...

Quella brocchetta che assomiglia ad una pigna l'avrei volentieri fatta incartare.

la belle auberge ha detto...

che peccato non aver saputo della tua venuta a Milano, ti avrei accompagnata volentieri in questo negozio. Purtroppo, vedo solo una foto (quella con le tazzine da caffè multicolor) ma la tua descrizione ammalia.

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