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Codesto luogo godeva la fama - non so se nella volatile moda ancora è così - di posto di estrema raffinatezza di scelte di arredo e abiti per via della sua musa, maestra di gusto. Poichè prometteva anche bizzarrie, mi seduceva; non basta, c'erano anche in vendita certi piatti che volevo.
E così in una assolata ma non estenuante giornata milanese in cui ero in giro da sola, mi sono avviata da piazza della Scala e girovagando e perdendomi un po' qua e un po' là, sono approdata prima da Pane e Acqua dove mi sono ristorata, poi nello Spazio Orlandi dove una garrula, bella signora tra fata capellibianchi e sciura milanese, dopo avermi intercettato nel mio insensato vagare nel vasto cortile verdeggiante di piante, tra cui spiccava una magnifica clematide biancoviola e alcuni animali cornuti e guerrieri rivestiti di stoffa da tappezzeria e un maggiolino dipinto, mi ha davvero gentilmente ricondotto all'ordine guidandomi in un caldo antro vetrato pienissimo di cassettini su cui occhieggivano cartellini del tipo - gilè di seta - posate di plastica barocche - e altre piacevolezze; cassettini che dicevano: rovesciami e gioca, ma io mi sono tenuta anche grazie alla quantità di cose sparse in giro.
Ho subito visto i miei piatti, piatti di metallo che riproducono esemplari sette-ottocenteschi conservati nei musei, e che appunto un museo ha riprodotto e l'Orlandi ha acchiappato per il suo nido di gazza. Ho scelto i più dorati, i più cinesi, i più fruttati; ne ho presi otto, e me li sono fatti incartare dalla fata, con la quale intanto andavo ciacolando che uso ne avrei fatto e dove e perché, con lei che mi raccomandava di non graffiarli con le posate, e io che cinguettavo che ci avrei schiaffato su dei piattini di porcellana bianca traforata che erano la morte loro. Insomma, cose così.
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Non basta. Mi sono capata anche due sottopiatti di Gaetano Pesce, una della sue innumerevoli opere in plastica colata, proprio i due che vedete qui, che avevano anche la virtù di pesare immensamente, almeno questo è stato poi il mio parere quando me li sono trascinata dietro fino a piazza Augusto (chi conosce Milano saprà valutare la scarpinata) sulla via del ritorno, piegata ma non pentita.
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Poi ho fatto la mia figura riconoscendo al primo colpo il vasellame bianco di Astier de Villatte, e i legni riciclati di Piet Hein Eek, conosciuti ad Amsterdam in un viaggio sul quale devo ancora affliggervi.
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Insomma, insensatamente contenta.
Spazio Rossana Orlandi
Via Matteo Bandello 14/16
20123 Milano
Tel: 02467447-1
5 commenti:
mi sarebbe piaciuto andare da pane e acqua appena aveva aperto.
ma dimmi, com'è? e soprattutto quanto è costoso?
un posto davanti a san vittore che si chiama pane e acqua è geniale, no??
quale dei gentili isterici è venuto da queste parti? :DDD
buono e non caro. AAA ne parla e ne fotografa in lungo e in largo in tre post.
geniale, sì (non avevo associato :)))
WOW! Che bei posti. Non dico che ... ma quasi una capatina.
Quella brocchetta che assomiglia ad una pigna l'avrei volentieri fatta incartare.
che peccato non aver saputo della tua venuta a Milano, ti avrei accompagnata volentieri in questo negozio. Purtroppo, vedo solo una foto (quella con le tazzine da caffè multicolor) ma la tua descrizione ammalia.
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