martedì 9 giugno 2009
LAZIO. VALLE DI COMINO. UN TE' IN GIARDINO.
Verdeggia, verdeggia, il giardino, sospira immerso nella giornata nuvolosa che promette acqua e vento, sia pure con quell’andamento a sbuffi che è facile placare di una giornata estiva. Il vecchio glicine abbraccia strettamente la casa, chiude le finestre dalle persiane che continuano a sfaldarsi sotto la stretta. Il tiglio sale e sale con i suoi due tronchi avvitati e diffonde un intenso, ombroso profumo punteggiato di baffuti fiori cerei e assai fittamente risuonante di insetti invisibili. L’erba alta e lieve ondeggia e accarezza le caviglie, allaccia il passo. La rosa e la vite si intrecciano in profonde onde verdi, emerge un ciuffo di corolle rosa dalle gonne a balze subito visitate da ronzanti, penetranti signori in braghe a righe. I gradini si coprono di licheni e di muschi, sono punteggiati dalle foglie delle violette che si insinuano nelle fessure. Gli iris hanno ancora dei petali secchi, lievi come ragnatele o sudari, che ricordano il viola. Le acetoselle rosa punteggiano il verde, ma la giornata con nubi che corrono le rende timide, la testa bassa, i petali semichiusi. È il momento dei gigli. I bianchi, gli arancioni, i rossi. Ognuno con un diverso portamento: rigido, candido, antico; lieve e dorato, ondeggiante, rivolto al cielo; reclinato e purpureo, quasi faccia a faccia con il prato. C’è una scapigliata rosa rossa senza un solo petalo in ordine, tutto uno sfarfalleggiare sanguigno. C’è la rosa forse vanity con il suo rosa argenteo slanciato, tante bacche che denunciano una follia di maggio, qualche fiore che si mescola al primo azzurro della plumbago. Sul tronco dell’ulivo corrono come sempre le folli formiche testa rossa. Il giardino porta il segno dei suoi anni e della sua solitudine, si mescolano il pungente selvatico degli asparagi, l’allungarsi della vitalba, e le tracce degli umani che ancora potano le siepi di bosso, lasciano il ricordo dei loro gigli che spuntano qua e là con la casualità dei fiori selvatici. Ma c’è un segno umano nuovo, sorprendente e commovente: un lungo, basso muretto a secco che costeggia un vialetto, collana di vecchie pietre infilate l’una sull’altra nella loro scabrosa bellezza già costellata di muschi.
Ci si fa un tè, per portare con sé, nella visita alle foglie e agli insetti, una calda tazza da chiudere nelle mani cittadine che sono state sorprese dal fresco della campagna, da poggiare sulla colonnina inghirlandata di muschio; la cucina riluce di luminosità argentea e mette a disposizione le sue spartane stoviglie insieme agli infusi prudentemente portati da Roma per evitare le bustine di tè che questi luoghi prediligono, ove la carta e la paglia predominano su ogni altro sapore promesso, che sia tè al mango o alla rosa o alla genziana o al mughetto.
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14 commenti:
m'incanto nel tuo vostro giardino di creature viventi
buona giornata
nina
ma dove trovi
questi luoghi ascosi
decadenti
eppur vibranti?
@ francesca, mi fa tanto piacere che tu faccia questa passeggiata con me.
@ rododendro, sono loro che hanno trovato me, tanto tempo fa.
Scusa, ma dove sarebbe questo paradiso terrestre?????
Valle di Comino, Lydiuccia, ex regno di Napoli ;)
da qui vengono le ricette campane di AAA :))
PS: allora, invece che porcellane cittadine, potremmo condividere terraglie campestri.
Magari!!!!
lydia, il bello è che se lo vogliamo, si può fare :)
Hai ragione Rosamaria, dovremo proprio rifarlo un bell'incontro con tanto di palatone!!!!
ti so a milano..la mia email ce l'hai, se capiti dalle parti di roma...
PS: so vita morte e miracoli del fiore a righe e l'ho scritto. si mangia pure :DDD
Stai sicura che appena capito a Roma ti scrivo.
Se dovessi capitare a Milano fammelo sapere
lydia, promesso? promesso. :))
cara artemisia, scrivi divinamente!..questo pezzo mi ha fatto sentire gli odori e i profumi del tuo giardino e le foto mi hanno fatto iniziare la giornata con questa incantevole passeggiata.AMo i giardini, le piante i fiori, le erbe..tutto ciò che è verde.Questo giardino poi ti fa pensare a quante storie hanno visto i suoi vecchi alberi...
Qui sicuramente c'è pace, ci sono pensieri e riflessioni, c'è amore per la vita.
grazie per l'ospitalità, a volte andando in giro per l'Italia, si vedono cancelli chiusi con queste meraviglie di giardini, che vivono in libertà...( nel viterbese per esempio a Civita di Bagnoregio...)
tornerò presto a farci un giro...
cara simoff, anch'io amo molto i giardini segreti. e per ciò penso che dovrebbero tutti avere alte mura, e appena un cancello da cui sbirciare.
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