Da Mentuccia Fibrena.
Sì, nel giardino ci sono gli asparagi selvatici. Da sempre ne ricordo qualche pungente piantina farsi strada negli angoli dove il giardino inselvatichiva con più libertà, verso il fondo, dove una volta c’era l’orto. Questa volta sono arrivati fin verso la casa, e li ho trovati abbracciati a certi gigli arancioni dallo stelo esile, che buttavano le teste fuori dall’onda delle erbe aprendosi la via tra le loro foglie puntute.
Ho scoperto, con meraviglia, che tra i blogger cittadini qualcuno non li ha mai visti, che qualcun altro li trova amarissimi, immangiabili. Io ho imparato da piccina a scorgerli alla base della graffiante piantina e a cercarli, veloce cacciatrice, tra fratte e rovi. Un ricordo per sempre: arrivano dei bimbi, tornano dalla montagna, io stessa bimba ma dall’altra parte del cancello del giardino. Signò, signò. Chiamano mia madre, sorridenti, tesi dalla gioia, trionfanti per la preda, le secche braccine brune protese tra le sbarre, un grande mazzo stretto tra le dita. Lo vuoi, lo vuoi? Sì, lo volemmo per qualche moneta (che ci scommetto, diventò caramella con lo scoppio, di quelle che poi facevano una meravigliosa puzza di bruciato e una macchia nera a terra), e fu frittata, il loro campestre destino.
Be’, commovente sorpresa, mentre eravamo in campagna, qualcuno ha bussato al portone e nel fresco atrio è comparso un amico secco e bruno, di ritorno dalla montagna, che si è presentato sorridente con questo mazzetto in mano, appena tornato dal suo giro di verde caccia.
Come si cuociono questi asparagi? Si mangiano solo le punte tenere, che si buttano crude nell’uovo battuto. Certo, il sapore è più amaro e intenso degli asparagi coltivati, ma tutt’altro che “amarissimo”, e vale la pena rovinarsi al mercato per una pregiata frittata, appunto, ma anche per un risotto (cosa a cui nella Valle non si pensava proprio).
Un altro modo di cuocerli: aglio, olio, sale, peperoncino, padella, un goccio d’acqua.
4 commenti:
...ecco , neanch'io li avevo mai visti ( quindi grazie della foto) e ogni anno nella stagione degli asparagi mi sento elencare la bontà di tal varietà senza poter in alcun modo soddisfare il desiderio di chi vorrebbe mangiarli come tanto tempo fà...( percchè dalle mie parti non si trovano ): grazie cuoca!
oh, bene, allora è davvero servito a qualcosa :))
che bel racconto, cara Mentuccia. Per un attimo mi sono vista anch'io, insieme a quei bimbi al di là del cancello, offrire a sua mamma gli asparagi selvatici.
mentuccia mi dice che dopo tanti anni, è una scena assolutamente presente dentro di lei, con tutta la luce e l'emozione di allora.
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