Settembre 2007. Venezia. A cena da Cucurbita, che cucina la zucca. A Venezia è bello attraversare la sera che incupisce guidati dalle luci rare e preziose: lampioni, finestre, pozzanghere, orizzonti. Ancora meglio se due finestrelle luminose sono promessa di una casa che vi ospiterà. Eravamo in cinque, incluso il gatto. Le foto sono dedicate alla cuoca e a lui, Ceno, un bel tenebroso narcisista, assorto in taciti pensieri, signore do un territorio che include il cornicione del quarto piano sul quale ogni tanto sparisce con passo silente, lasciando tutti in sospeso, presto dissolto nelle ombre della notte veneziana. Da quel cornicione è caduto due volte e due volte risorto: ogni volta che svanisce su quella via, ombra furtiva, Cucurbita palpita. Ma siamo tutti speranzosi nella saggezza dell’età oramai avanzata, da gatto che non si perde più dietro a un piccione. Giro per la cucina, ammirando le linee rotonde e il morbido splendore di quella economica, fino a poco fa usata con grande soddisfazione, sia di perfezione cotture che di calore prodotto nei freddi inverni; ma a Venezia la legna da fuoco è sempre più difficile da trovare. Ammiro la pentola di ghisa dalla smaltatura celestiale, anch’essa dalle cotture impareggiabili, e mi compiaccio, perché Cucurbita me ne ha regalata una ovale, rivestita di smalto di un tenero verde, la mia pentola più bella. Si parla di Venezia, come sempre. Come eludere il ponte di Calatrava? Lo abbiamo visto in costruzione, dopo aver temuto che Venezia ancora una volta rimandasse, soprassedesse. In casa di architetto, il ponte viene anche apprezzato, pur ricordando quanto i veneziani brontolino e diffidino, come sempre. A Cucurbita lucono gli occhi e le grattatine sulla nuca di Ceno diventano afrodisiache mentre dice che è tempo di zucche, che non bisogna assolutamente perdersele; in questo momento al mercato c'è l'ottima mantovana. Perciò ci dà un saor di zucca ispirato dalla cucina di un agriturismo in terraferma, dalle parti del Brenta, raggiunto per caso dopo una lunga pedalata. Affannati e affamati, lei e Imotep ricevettero per consolazione e conforto anche un gaspacho con fredde palline di anguria e un fresco alcolico con cui concludere ogni boccone. Caddero in incantamenti. Quindi, Zucca e melanzane in saor, perfettamente riuscite anche nella congiunzione di viola e arancio. Poi Crema di zucca con lo zafferano e semi di zucca tostati. Poi Anatra con funghi di bosco. E per finire Pesche al vino.
Zucca e melanzane in saor
Crema di zucca con lo zafferano e semi di zucca
Anatra con funghi di bosco
Pesche al vino
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