lunedì 29 luglio 2013

Lazio. Santuario francescano di Greccio.


Ricordavo di Greccio la piccolezza del luogo, la presenza del sasso e dello storto cigolante legno. Ora vedo che quello è il piccolo resto del nucleo antico, confuso tra il poco che rimane e i continui restauri; il santuario vive pur nello spazio molto angusto tra sperone roccioso e valle, con chiese, musei del presepe, terrazze, scale, tutto di pietre nuove senza remore né architetti ispirati.

Francesco: trovo in loco una citazione, credo dalla Vita Prima di Tommaso da Celano, in cui si dice che nel momento in cui celebrava il primo presepe pronunciava la parola Betlemme come se belasse forte. Mi ricordo del lupo. Francesco, l'uomo selvatico, che abitava nelle grotte, dormiva sulla roccia nuda, parlava con gli animali, come un animale. Non astinenza, ma selvatichezza, ferinità. Ricordo l'uomo verde del nord, quello dalla cui pelle germogliano foglie, l'uomo selvatico tutto coperto di vello.

Greccio sa di roccia, di piccola caverna; la parte edificata sembra fosse minima, la roccia affiora, il legno - quello vecchio - si aggrappa esile pronto a essere spazzato via; gli edifici moderni tradiscono, con le loro pietre, i legni molto rigidamente squadrati dalla macchina.

Ricordo i magnifici edifici monumentali, sapienti, dei benedettini. Certo, anche lì c'è più grotta di quanto non si pensi: ricordo Brantome, tutta grandi caverne monastiche benedettine. Ma quelli si sono presto allontanati dalle grotte per costruire, costruire immensamente, sapientemente. E vivere industriosamente. Di che vivevano i francescani? Anche loro furono uomini di potere, di chiesa, di papa.

Il dormitorio, cellette minime abitate fino al 1915, sono roccia e cigolanti vecchi legni; è detto dormitorio di San Bonaventura, il francescano conformatore, che nasce quando a Francesco restano pochi anni da vivere, quello che ne scriverà la biografia legittimata dal papa forse prima ancora di essere fatto santo due anni dopo la morte (che velocità), tutte le altre - i suoi compagni raccontavano, scrivevano -  fu prescritto di distruggerle: ci si appropriava di Francesco, subito, prima che ne venissero (altri?) danni.  





Ai piedi della scala che sale al dormitorio c'è anche una palizzata di legno scuro appoggiata alla roccia grezza, dietro la quale si apre piccolo vano e poi c'è una porticina.  Una scritta dice che quello fu pulpito del terribile san Bernardino dalle guance scavate, l'aizzatore della caccia alle streghe. La porticina pare conduca a quello che fu luogo di sepoltura dei frati.


Poi la microscopica chiesa con l'immenso salterio.  Divisa in due, con due cori simmetrici. Uno per i frati, quello con il salterio, l'altro per i laici.




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