venerdì 8 gennaio 2010

SIRIA. EBLA. LA CITTA' PERDUTA.








A metà degli anni '60 del '900, l'archeologia del Medio Oriente e con essa quella delle grandi civiltà urbane sviluppatesi nella Mesopotamia e in Egitto in rapporto ai grandi fiumi e ai conseguenti sistemi di irragazione viene modificata in modo rilevante dalla scoperta del sito di Ebla, una città che ha avuto una grande fioritura nell'età del bronzo fuori da quelle zone deputate, entro caratteristiche ambientali molto diverse, presidiando il commercio del legno, dell'argento e forse quello del rame.

Si tratta di una città morta e risorta più volte, e infine inghiottita da una lunghissima dimenticanza. Fiorita fin dal 3000 a.C. e certamente già importante nel 2500, era stata distrutta nel 2300 dal mesopotamico Sargon, quello di cui si narra, come di Mosè, che la madre lo mise in una cesta e lo affidò a un fiume, uno dei primi ad essere posseduto dalla fregola di avere un impero; poi, dopo un qualche silenzio, era rifiorita nel 2000 a.C. e di nuovo era stata distrutta, questa volta definitivamente, da un re Hittita nel 1600 a.C., dal quale Ebla "viene infranta come un vaso", come dice un'antica iscrizione.

In epoca bizantina, oramai sepolta sotto le sue polveri, la collina che era stata Ebla fu abitata da una piccola comunità di quella singolare razza di monaci generata dalla Siria, gli stiliti che vivevano in ascesi perpetua su una colonna; la santa presenza non la salvò dai furti, e in questo periodo fu ancora derubata, forse dai monaci stessi, forse da quelli che si aggiravano intorno ai luoghi di culto, fertili anche di sfaccendati e scioperati. Le tombe dei suoi re, invano nascoste sotto le rovinate fondamenta di uno dei suoi grandi palazzi, quello del figlio primogenito dell'ultimo re, che come tale era deputato ad occuparsi del culto degli antenati, furono saccheggiate di ciò che ancora restava dopo le razzie degli Hittiti. Tuttavia ancora oggi qualche rimasuglio di ricchezza e di grande sapienza orafa, non solo locale ma anche egizia, visti gli intensi rapporti di Ebla con i faraoni, è stata risputata dalle depredate caverne.

Infine, ridotta a un tell, a una collina di detriti, come tutte le città di mattoni crudi di quell'epoca e di quell' area, era sparita da ogni topografia, ma ne restava la memoria in alcuni documenti e la si cercava in tutta la Siria; solo i contadini, esperti di ogni piega o sasso o anfratto della loro terra, sapevano che lì c'era qualcosa di sepolto; le loro indicazioni non saranno inutili a un gruppo di ricerca italiano guidato da Paolo Matthiae, ed Ebla viene infine ritrovata; quel gruppo ancora oggi continua a scavarvi.

Come immaginarala? Massiccia, circondata di terrapieni fortificati, con grandi porte e templi e palazzi e piccole case con cortile intonacati di bianco, e nei luoghi della reagalità, grandi lastre di pietra a paramento dei muri e legni e mobili finemente intarsiati di medreperla e oro (ed è singolare quanto ricordino gli intarsi di Damasco i pochi che sono restati del palazzo del re, per non parlare del fatto che era pure nota per le sue ricche stoffe). E' pure rimasta traccia di qualche fine statuetta composita, fatta di pietra e legno e metalli; ci sono affascinanti resti di riccioli, turbanti, regali chignon, parti di pietra o lapislazzuli di figure di legno o avorio.

Tra i monumenti, il più allarmante e suggestivo, il più "orientale" è una terrazza alta (probabilmente) 15 metri, e larga 52 metri per 42, con una grande, profonda fossa centrale alla quale non c'era accesso se non calandosi dall'alto. Nella fossa è probabile che si tenessero leoni sacri ad Ishtar, e alcuni rilievi li mostrano mentre si dedicano a figure umane giacenti, prigionieri sacrificati alla dea.

Il ritrovamento è importante anche per la famosa scoperta di un grande archivio di tavolette di argilla fittamente coperte di caratteri cuneiformi: si tratta di un deposito di informazioni di tutti i tipi sulla vita amministrativa, politica, cultuale della città.

Alla rilevanza del sito si accompagna la sua assai scarsa monumentalità; esso però fa parte del giro deputato per i turisti che mettono piede in Siria. Eccoci quindi ad affrontare il nebbioso pendio ammantato di freddi vapori in cui si va scavando il massiccio ma fragile sito, subito intonacandolo appena lo si porta alla luce per proteggerlo dalle piogge che lo disferebbero. La sosta è breve, e solo presso l'area del Palazzo in cui si custodivano le tavolette, il cosidetto Quartiere Amministrativo, dove il re dava anche udienza: i turisti si portano dapertutto, ma quasi soltanto per fare tana.

Qui, qualche notizia su Ebla.



L'immagine della statuetta, che porta un abito che mi incanta, fatto di riccioli di pelo di pecora, da archaeogate.

Si tratta dell'ultima regina di Ebla, in argento e legno, emersa di recente dalla sabbia di Tell Mardikh (questo il nome del tell di Ebla). La notizia è stata pubblicata nel 2007; la piccola statua - trovata insieme ad un'altra di avorio - in argento, legno e steatite, è realizzata con una raffinata tecnica miniaturistica e risale alla seconda metà del III millennio a.C. Vale la pena notare che ad Ebla le donne della famiglia regale godevano di una considerazione eccezionale.

Da leggere: Ebla. La città rivelata, di Paolo Matthiae, edito nel 1995 da Electa Gallimard.

4 commenti:

marcella candido cianchetti ha detto...

interessantissimo belle foto grazie e buon 2010

terry ha detto...

Non sai quanto mi stai affascinando con le tue foto e racconti! una mia amica mi ha sempre detto di quanto ha amto il suo viaggio in Siria, ora con le tue foto e parole capisco...e partirei ora!

ciao
cara!

MarinaV ha detto...

Mi sembra di sentire l'umidità di Ebla nelle ossa.
Grazie per i tuoi racconti e le tue splendide foto.

artemisia comina ha detto...

care amiche, quanto al raccogliere le idee e parlarne: i viaggi sono più faticosi al rientro che mentre li fai :DD

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...