domenica 20 gennaio 2008

AUSTRIA. VIENNA. CAFÉ.

Visita a parecchi café, tutti salvifici e meritevoli.

Sbattendo i piedi per sgrullare la neve, scaldando i riconoscenti nasi che tornavano a palpitare di vita e gustando diversi caffé corretti con questo e con quello, ora con, ora senza panna montata.

Alla spicciolata: café Hawelka, Haas & Haas, Museum, quello del Museums Quartier o del Kunsthistorische Museum, o dell’Albertina in città, e infine il café nella Gloriette a Schönbrunn il primo gennaio, dopo la traversata del tutto bianco, ovattato parco, sotto un cielo grigio, luminescente di neve.

Tutti sono stati apprezzati, qualcuno sfiorato, altri gustati a fondo, tutti se meritevoli verranno evocati con qualche foto, alcuni con un post dedicato. Tranne il Café Museum, al quale un fedele restauro, che pare gli abbia restituito l’interno Loos – sapete che l’aveva perso da tempo, ed era rimasta solo la stimabile facciata – ha tolto ogni charme. E già. Quanto è difficile, rimettere le cose a posto. Ora è aspramente verdolino, con sedie Thonet aragosta e sbrilluccicanti apparati luminosi in ottone. Tormenti dell’architetto che era con noi. E’ stato tuttavia apprezzato un cameriere, la cui età rimanda all’ante restauro, dall’ironica andatura alcolica.

La prossima sequenza di foto illustra il Burggarten e il café Palmenahus, su cui scrivo due righe subito sotto. E così via.





Café Palmenhaus
Vienna sottopone il passante a una frustrazione. I caffé nei quali vorresti entrare, per godere dell’accoglienza promessa da ciò che morbidamente riluce dall’interno sono di più, molto di più di quanto non si possa fronteggiare. Siamo così passati davanti al Palmenhaus, il caffé creato all’interno delle serre del Burggarten, solo sbirciando, immaginando e sospirando.





Café del Kunsthistorische Museum
Come non evocare questo magnifico caffé, i cui strudel con ogni tipo di frutta non sono forse ottimi, ma che consola con la sua monumentale nerobianca accoglienza?




Café MQ MuseumsQuartier.
Entro l’immenso spazio delle vecchie scuderie alle spalle della Maria-Theresia Platz, spazio meritevolmente trasformato in contesto museale, espositivo, teatrale. Sulle volte del café dalle ampie vetrate assediate dalla neve, uno dei vari qui situati, piastrelle islamiche dai racemi verdi e blu, ad eterna memoria degli stretti rapporti, insieme ai cornetti e al caffé.



Café Central
Herrengasse 14. Foto rapida alla statua del poeta Peter Altenberg, che commemorando un meritevole ex cliente abituale, tacita se ne sta tra i viventi. Un Maria Theresia ottimo: caffé, liquore d’arancia, panna montata.



American Bar
Kärtnerstrasse 10. Piccolo com’è, si fa presto a occuparlo tutto. Andate a vederlo, tuttavia. Adolf Loos ne ha fatto un luogo di suggestione massima e totale cura di forma e materia, dentro come fuori.




La dolce faccia di Haas & Haas
Stephanplatz 4. Quanto al dotato di comode poltrone café Haas & Haas, che affianca il ricco negozio di tè e caffé e cioccolate proprio alle spalle dello Stephandom, ecco la sua squisita faccia dolce, fatta con un disco di frolla speziata (pensatelo abbastanza grande: 10 cm) spalmato con un leggero strato di lemon curd, sul quale fette di pera, alchechengi, kiwi, fragole, uva, sorridono beffarde e alquanto storto, sotto la spolverata di zucchero a velo.




Demel
Questa volta, solo le vetrine. Con il ricordo dei fantastici dolcetti e biscotti e scatole jugendstil che si trovano nel periodo dell’Avvento, prima di Natale. Dei quali qualcosa, ancora, è rimasto.

Se volete andare a Vienna nel periodo invernale e prevedete di andare soprattutto a spasso, a meno di non avere la fortuna del capodanno più innevato da vent’anni in qua, preferite senz’altro l’Avvento, in particolare la settimana prima di Natale; Vienna è piena di viennesi e di lebkuchen, gli uni più belli degli altri, e tutta la città è aperta, anche nei negozi in festa, e viva fino alla sera tardi del sabato, eccezionalmente.

2 commenti:

Jobove - Reus ha detto...

very good blog, congratulations
regard from Catalonia Spain
thank you

dede leoncedis ha detto...

Ho un debole per l'American Bar, minuscolo bellissimo e sorprendente. Davvero in gamba il nostro Adolf Loos

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