sabato 17 settembre 2011

GRECIA. DODECANESO. KALIMNOS, LA SPIAGGIA DEI SASSI SCRITTI.


Dopo il vento mattutino la barca dondola pesante sotto il sole del mezzogiorno e si riempie di luce; faccio in tempo a vedere uno spicchio di trasparente luna tuffarsi dietro una cima ossuta; le cicale vanno sulla brulla pietraia costellata di arbusti. Nella traversata abbiamo incontrato le stesse onde molto blu, nervose, crestate di bianco, che un paio di anni fa tanto ci sballottarono e su cui gli opimi fianchi di questo cacicco vanno indifferenti e maestosi. Qui il mare si distende verdazzurro e sornione su un fondo turchese.

Entro lo scarrupo ogni tanto pervicaci alberi dalla chioma assai ben tagliata dai venti contrari; spettatori abbarbicati a un tosto anfiteatro ove il vento meno rovina, che attendono nelle bonacce le più emozionanti tempeste. 

Sulla spiaggia, ai piedi di una cascata di pietra pallidamente color pomice su cui dure erbe a ciuffi gialli e verdi tentano la vita, trovo sassi in cui perdersi scritti con l'alfabeto morse. Forse da uccelli, forse da onde, forse da pesci. Ne ho portati due, dove si legge ora una cosa, ora un’altra.

La cucina manda odore di melanzane fritte, pura musica turca. Il suono esausto delle cicale ondeggia sui sassi e arriva a graffiar dolcemente le guance dopo essere passato sulla distesa di pomici. La sera verrà a trovarci una libellula un po’ intontita da tutto quel salmastro.

La notte passerà in questo impercettibile dondolare, nell’alba ancora oscura gran scampanellio di capre mentre la costa è ancora avvolta in scure brume; sbircio dall’oblò socchiuso: null’altro che un’onda di ombre mobili; il suono entra come ondata vibrante e delicata in cabina e avvolge a lungo tintinnando. Tutto il monte ha risuonato, a lungo, di palpitanti campanelli; sembrava un grande cuore pulsante. Cuore caprino.

Con la luce appare accanto alla riva uno stazzo molto marino, dove si passa la notte con la coda a bagno; dopo un po’ il pastore aggrondato di quel gregge invisibile attraversa la costa a gran passi.

Punteggeremo le costole della montuosa Kalimnos di soste in zone deserte, ora in una piccola baia ora in un’altra; brevissima la sosta nell’incasinata Pothia, il porto; nessun giro all’interno.












2 commenti:

isolina ha detto...

Il canto delle sirene non potrebbe essere più allettante, ma le pietre, quelle pietre. A che pietre!

papavero di campo ha detto...

cuore caprino
i sassi come archivio
ché vita morde

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