giovedì 7 gennaio 2010

Turchia. Istanbul. Moschea Blu. Sultanahmet Camii.



Il potere della parola blu, che si dice dovuta alle piastrelle di Izmit che ne tappezzano l'interno, colora di toni azzurri la moschea tutta, anche nelle sue cupole e curve e ringonfiamenti e archi e minareti. Specie se annotta, e si è in quell'ora del giorno in cui il cielo risplende profondamente e tutto si tinge di indaco, strade, volti, alberi, nubi e uccelli in volo. Solo le simit, le ciambelle con i semi di sesamo vendute dall'ambulante conservano il caldo colore dorato del pane.

Era celeste anche la pezza che il guardiano mi diede perchè me la mettessi addosso quando ci entrai per la prima volta, stupendomi dei morbidi tappeti e degli immensi lampadari che calavano quasi fino al suolo.



















4 commenti:

MarinaV ha detto...

Molto bella la foto con le donne sedute, il loro viso rassegnato in attesa di qualcosa di ineluttabile è identico a quello delle signore turche che popolano le strade e i mercati dei sobborghi di Amsterdam.

frenci ha detto...

penso che davanti ad uno spettacolo del genere potrebbe venirmi un nodo in gola, esattamente come quando, a bordo del vaporetto, si presentò per la prima volta ai miei occhi Venezia...
p.s. ma anche le volte successive... ;-)

artemisia comina ha detto...

marina, mi piace sopra tutte quella di destra, un filosofo scettico.

artemisia comina ha detto...

frenci, da Costantinopoli venne la matrice di San Marco.

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